L'ALBERO DELLE CILIEGIE INDIGESTE
di Pino Filippone
(cliccare il titolo per leggere le lettere pubblicate dal quotidiano Il Treviso)
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- Pino Filippone -
…si tratta di un artista composito, versatile, dalle infinite risorse. Filippone spazia dalla scrittura alla pittura e non disdegna la grafica. Ama la materia perciò si dedica anche alla scultura, settore che ha trattato fin da ragazzo quando risiedeva nella Valle d’Aosta dove il legno è materia d’uso comune e lì, fra quelle montagne e quei boschi, ha trascorso l’infanzia.
Quest’uomo riesce sempre a sorprendervi, soprattutto quando molto seriamente afferma che: “Tutto ciò che non esisteva ed ora c’è, ideato, inventato e realizzato dall’ingegno umano, si può definire opera d’arte (anche se, naturalmente, più o meno espressiva, valida e godibile) ”.
Quest’uomo riesce sempre a sorprendervi, soprattutto quando molto seriamente afferma che: “Tutto ciò che non esisteva ed ora c’è, ideato, inventato e realizzato dall’ingegno umano, si può definire opera d’arte (anche se, naturalmente, più o meno espressiva, valida e godibile) ”.
Dal 1966 in poi, Filippone ha eletto, quale punto di riferimento e sua dimora, la città di Treviso nella quale ha trovato un ambiente a lui consono.
E’ d’obbligo citare, anzitutto, le sue opere letterarie più espressive:
“La valigia di tela col Cristo” - anno 1992 (Editore Giacobino) - Terzo Premio "Città di Pompei" e Diploma di Merito “Cesare Pavese” Città di Goro -
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“Peperoncini a colazione” - anno 2002 (Editore Piazza)
“Peperoncini a colazione” - anno 2002 (Editore Piazza)
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“Noi no… non vestivamo alla marinara” - anno 2006 (Editore Piazza)
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“Noi no… non vestivamo alla marinara” - anno 2006 (Editore Piazza)
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In veste d’artista ha allestito, in Italia e all’estero, più di cinquanta mostre personali.
Dell’arte di Filippone e della sua personalità così ricca, si sono occupati innumerevoli critici d’arte e valenti giornalisti dei più apprezzati quotidiani italiani e stranieri.
Nelle sue opere pittoriche sono rappresentate creazioni che perpetuano momenti paesaggistici che spaziano, dalle marine nostrane a scorci peculiari delle città in cui soggiorna. Non trascura oniriche figurazioni di fantastici angoli assolati di quartieri del sud d’Italia. La sua pittura a volte indulge su corpi di bellissime donne per poi dilatarsi, con disinvoltura, in rappresentazioni di nature morte; altre volte lo scopriamo impegnato ad inventare una particolare espressione del volto di Cristo a lui rassomigliante.
Il suo stile pittorico, generalmente, si rende concreto con degli elementi cromatici limpidi, chiari, solari e, a volte, è impreziosito da un impasto materico e composizioni geometriche edificate, in modo luminoso, tra ombre e squarci di luce. Nei quadri si può notare quanta attenzione l’artista ponga nel corredare le scene cittadine con archi e portici, questi ultimi, incessantemente sferzati da accecanti bagliori di sole accostati ad ombre dal taglio netto eppure morbidi e sempre graditi al nostro occhio. E' curioso osservare come raramente inserisce delle persone negli scorci cittadini, forse, nel suo intimo auspica semplicemente una città più tranquilla. In molte occasioni abbiamo avuto modo di apprezzare le figure femminili a proposito delle quali, il maestro veneziano Virgilio Guidi, si esprimeva dicendo:
«…Forme femminili inserite nella luce, dove la luce diviene idea.»
«…Forme femminili inserite nella luce, dove la luce diviene idea.»
Nel suo girovagare, l’artista ha avuto la ventura di frequentare personaggi più che famosi. Con il grande tenore Mario Del Monaco che da sempre si era cimentato nella pittura, hanno esposto più volte i loro quadri in mostre collettive; ricordiamo: Salone Municipale di Jesolo (VE); Sala De Luca di Belluno; Museo Bailo di Treviso.
E’ nota la sua passione per le opere di Caravaggio, alle quali si dedica eseguendo ottime riproduzioni anche di grandi dimensioni e, quasi scusandosi, afferma:
«Questa, dello sbizzarrirmi nell’imitare Caravaggio, la ritengo semplicemente la scuola propedeutica del buon pittore.»
Pino Filippone è un artista dal carattere singolare, amabile e sempre ben disposto nei confronti del suo prossimo. Persona semplice che capita spesso di incontrare per strada mentre, incantato ed affascinato, osserva sia la gente che gli angoli caratteristici della sua città.
Sarebbe eccessivo elencare tutte le gallerie d’arte o le città in cui egli ha avuto modo di esporre. Ricordiamo solamente che le sue opere, dalla Valle D’Aosta, giungono nel più profondo Sud passando per Milano, dove ha soggiornato alcuni mesi nel 1957, per Torino, nella quale città ha vissuto circa un anno nel 1958, per Venezia Mestre nel 1958-59. A Ginevra visse alcuni anni (1961-63) frequentando sporadicamente Parigi, Marsiglia e Montecarlo con brevi puntate in Spagna e in Germania, operò per tre anni a Genova e, ancora, dal 1968 in poi a Treviso, città nella quale, tuttora, ha studio e residenza.
Sarebbe eccessivo elencare tutte le gallerie d’arte o le città in cui egli ha avuto modo di esporre. Ricordiamo solamente che le sue opere, dalla Valle D’Aosta, giungono nel più profondo Sud passando per Milano, dove ha soggiornato alcuni mesi nel 1957, per Torino, nella quale città ha vissuto circa un anno nel 1958, per Venezia Mestre nel 1958-59. A Ginevra visse alcuni anni (1961-63) frequentando sporadicamente Parigi, Marsiglia e Montecarlo con brevi puntate in Spagna e in Germania, operò per tre anni a Genova e, ancora, dal 1968 in poi a Treviso, città nella quale, tuttora, ha studio e residenza.
Riportiamo qui, di seguito, parte della sua bibliografia:
- Catalogo Bolaffi Arte, 1971.
- Pittori, Scultori, Critici e Collezionisti Contemporanei 1971.
- Pittura e scultura dell’Italia contemporanea, 1971.
- Il Centauro, 1972.
- Vade Mecum nell’Arte Italiana, 1972.
- Catalogo Arte Moderna Contemporanea, 1973.
- Pittori Italiani Contemporanei, 1973.
- Catalogo Artisti del Veneto, 1974.
- Eco della Critica, 1975.
- L’Elite, 1976-1982-1984-1985.
- Annuario Arte Base, 1976.
- Il Golia, 1977.
- Catalogo Gelmi, 1982.
- Catalogo Comanducci, 1982-1986.
- Il Quadrato, 1983.
- Catalogo Arte Moderna Italiana, 1984
- I Pittori che Contano, 1985.
- Museo Fondazione Cardinale Lercaro, Bologna, 1985.
- Guida Studio Maestri dell’Arte Contemporanea, 1987.
- Leader Art, 1987.
- Guida Nazionale Pittori e Scultori Moderni e Contemporanei, 1988.
- Censimento Artisti Triveneti, 1990.
- Falleroniarte, 1988.
- 2000, Mensile di cultura del Nordest, 2003.
- Pittori, Scultori, Critici e Collezionisti Contemporanei 1971.
- Pittura e scultura dell’Italia contemporanea, 1971.
- Il Centauro, 1972.
- Vade Mecum nell’Arte Italiana, 1972.
- Catalogo Arte Moderna Contemporanea, 1973.
- Pittori Italiani Contemporanei, 1973.
- Catalogo Artisti del Veneto, 1974.
- Eco della Critica, 1975.
- L’Elite, 1976-1982-1984-1985.
- Annuario Arte Base, 1976.
- Il Golia, 1977.
- Catalogo Gelmi, 1982.
- Catalogo Comanducci, 1982-1986.
- Il Quadrato, 1983.
- Catalogo Arte Moderna Italiana, 1984
- I Pittori che Contano, 1985.
- Museo Fondazione Cardinale Lercaro, Bologna, 1985.
- Guida Studio Maestri dell’Arte Contemporanea, 1987.
- Leader Art, 1987.
- Guida Nazionale Pittori e Scultori Moderni e Contemporanei, 1988.
- Censimento Artisti Triveneti, 1990.
- Falleroniarte, 1988.
- 2000, Mensile di cultura del Nordest, 2003.
Altri innumerevoli cataloghi, riviste d’arte e quotidiani si sono ampiamente occupati della pittura, della scultura e dei libri di Pino Filippone:
Il GAZZETTINO – 1969 :
“A Treviso, diventata una tappa del suo continuo peregrinare di artista sempre alla ricerca di nuove emozioni-ispirazioni, Pino Filippone espone per la seconda volta nel giro di qualche anno. Non è quindi un nome nuovo per il pubblico delle gallerie e tanto meno per i frequentatori dei piccoli bar e delle vecchie botteghe intorno alla Pescheria, fra i quali è solito ogni tanto fermarsi a discutere e a vendere le sue opere. …Filippone viene dai monti della Valle d’Aosta ed ha perfezionato la sua formazione a Genova. Del carattere montanaro e ligure conserva molti lati fra cui il parlare cordiale, ma schivo. Tale carattere, tuttavia, è ammorbidito da quel flusso di meridionalità che gli viene dalla famiglia. Così dona ai cieli veneti dei suoi paesaggi fantastici, la calda luce del Sud, ma non dimentica che, intorno alle miniere del Nord la neve è grigia. …Fa parte del Filippone il gioco dei contrasti. Non crede all’astratto, ma vi si cimenta ugualmente una volta ogni tanto; è felice interprete di nudi e di ritratti, ma non indulge su tali posizioni; al volto dolorante del Cristo coronato di spine, sostituisce l’espressione fiera dell’autoritratto.”
Vittoria Magno
Vittoria Magno
IL GAZZETTINO – 1970 :
“…Artista che dopo aver girato mezzo mondo sembra aver trovato nella nostra città l’atmosfera più adatta al manifestarsi della sua arte. L’ispirazione poetica trova in lui una vivace varietà di interpretazione: dai volti drammatici ai pacati paesaggi rischiarati da una luce quieta e soffusa. …In lui l’esperienza ha solo valore di suggerimento e tuttavia si amalgama ad una concezione particolarmente personale della realtà circostante.”
V. M.
V. M.
Gazzettino di Varazze - 1971 :
“In una galleria improvvisata, ma improvvisata con gusto sobrio in un ampio locale, il pittore valdostano Pino Filippone ha esposto alcune acqueforti e una abbondante serie di quadri ad olio con impasto materico. Filippone, che pure è giovane, essendo nato nel 1937, rivela subito, al visitatore attento, una decisa e forte personalità. …A nostro avviso il Filippone, che da anni lavora a Treviso, si rivela più artista compiuto ed originale nei quadri ad olio. …Al fondo della tematica pittorica del Filippone c’è un segreto senso di malinconia e di pessimismo. Questo sentimento è predominante nel quadro “Venezia Muore” ove è anche una traccia di simbolismo (ecc.). …Del resto è risaputo che il travaglio della espressione artistica, anche quando germina da un fondo di profonda malinconia, comporta pur sempre una gioiosa catarsi liberatrice.”
Fortunato Gustavano
Fortunato Gustavano
Il SECOLO XlX – 1971 :
“…Il giovane pittore valdostano ha perfezionato le sue capacità artistiche presso “Les beaux arts” di Ginevra; ha partecipato a numerose mostre nazionali ed estere lasciando ovunque chiare impronte della sua personalità. Filippone è calmo naturale e questa naturalezza è dipinta nei quadri che espone. …Tra i presenti all’inaugurazione, i pittori Orsi e Max Chiass, l’organizzatore di mostre Cossi ed il giornalista Chiari.”
IL MILIARDO -1971 :
“La nuova personale del pittore Pino Filippone rivela un notevole sforzo di superamento delle posizioni raggiunte precedentemente dall’artista. I toni aspramente e convulsamente espressionisti delle sue opere precedenti, ove il colorismo cupo e drammatico tendeva a rompere la forma, specie con l’uso della pennellata lasciata liberamente colare, sono approdati a lidi più sereni e pacati, che tendono ad un equilibrio che nelle opere più riuscite ha un qualche sapore classico. Il colore chiaro ottenuto dal pittore con una tecnica speciale, è uno degli elementi più determinanti di questo risultato, ma anche la purezza della linea e la luminosità che pervade i suoi quadri contribuiscono in misura notevole al raggiungimento di questo fine. …le forme tipiche dell’architettura paesana si assorbono nella tensione creata dalla luce che le astrae e rende pressoché surreali; alle figure femminili dell’arcaica e misteriosa suggestione delle donne di Campigli quasi realizzate dal Filippone in un gusto musicale per la forma rotonda che nei quadri più riusciti, esempio “Le tre donne”, e, “Parte di nudo”, crea piacevoli armonie in contrapposto certo con la linea sobria e geometricamente cifrata a linea retta di alto tono e sapore classico del Campigli. …tuttavia hanno una ricca vena di simpatia e di sincera semplicità umana, che possono rammentare il toto di strapaese di Rosai.”
Tullio Zanier
Tullio Zanier
LA GAZZETTA DELLE ARTI – 1971 :
“…un’evoluzione (rispetto a quanto già si conosceva) veramente sorprendente. Merito forse di una nuova – per lui – sperimentazione materica: un polveroso e terrigno impasto che gli consente di evitare oleosità fastidiose e di giungere a risultati di sobria luminosità. Comunque un progresso. Merito, spero, di un lavoro che deve essere continuato e approfondito nella sostanza costruttiva per giungere a risultati personali e definitivi.”
Franco Batacchi
Franco Batacchi
IL LAVORO – 1971 :
“…ha richiamato l’interesse generale con i suoi paesaggi dove le acqueforti e gli oli ad impasto materico hanno raggiunto toni di alto lirismo. Figure femminili di una originale interpretazione personale dimostrano, nella pittura di Filippone, un continuo ed attento esame del mondo contemporaneo in cui le “sue” donne giocano un singolare ruolo di calcolato abbandono. …Il bravo artista di Treviso ha riscosso incondizionati consensi da ogni parte sensibile al messaggio della vera arte.”
M.T.
M.T.
Treviso7giorni – 1971 :
“Il Filippone visto alla galleria “la Cave” è nettamente diverso da quel che conoscevo: la materia (un tempo oleosa) s’è fatta scabra e pulviscolare, con effetti piacevolmente luministici. …chi dimostra di lavorare progredendo merita lodi.”
F. B.
F. B.
Il Resto del Carlino – 1972 :
“…Amico di Guidi, Filippone ha iniziato da tempo la sua attività artistica, partecipando con successo a numerosi concorsi e collettive. Una pittura non tanto semplice come può apparire a prima vista. …Si tratta, infatti, di una espressione d’arte che può sembrare il risultato di una situazione di isolamento nella serena decantazione di un lirismo severo e sommesso. Si ha cioè l’impressione, guardando i suoi paesaggi e le nature morte, di ascoltare un discorso solitario, una sorta di dialogo diretto con la natura, di assistere ad un consapevole gesto di accettazione della realtà. Ma al disopra di tale condizione che comunque sussiste come significativa componente del lavoro del Filippone, l’esperienza visiva diretta assume una importanza sostanziale. Quest’ultima tradotta con estrema sensibilità ed acuta ricezione, ci dimostra il risultato caratterizzato da una chiarezza espressiva di rara penetrazione. …Una ricerca di contemplazione che giunge fino alla rappresentazione di soggetti religiosi, attraverso cui la realtà esce trasfigurata e potenziata. …Accade così che la sua pittura realizza un’estasi pittorica in cui l’emozione dello spunto naturalistico cede ad una reazione intima di introspezione. Il limite appare superato da un abbandono ad un lirismo cromatico cosciente, lucidamente realizzato.”
Annalisa Marotta
Annalisa Marotta
IL GAZZETTINO DI ROVIGO – 1972 :
“…Le forme dei quadri di Filippone vivono in funzione della luce, collocandosi secondo un ordine essenziale, lineare, geometrizzante, che rivela una esigenza di classica armonia; un’aura di classicità emana da esse, di una classicità però che viene dopo la lezione di Guidi e di Moranti, e che fa perno non su temi aulici, ma su una realtà semplice e umana. …La tecnica specifica usata dal pittore, che mescola il colore a olio con polvere di marmo, da ai quadri una consistenza levigatamene materica e lo colloca nella grande e varia famiglia del murale o “affresco”, che trae origine dalla classicheggiante corrente del “novecento”. Con questa tecnica riescono particolarmente suggestivi alcuni paesaggi sabbiosi, dall’aria rarefatta, come il sahariano “Riposo” dei cammellieri, ove sabbia e cielo si perdono e si confondono in un illusorio orizzonte giallo. …Pino Filippone presenta anche una cartella di incisioni, riguardo alle quali Virgilio Guidi sottolinea la plasticità dei nudi femminili e richiama a paragone, naturalmente alla lontana, le forme rotonde e classicheggianti di Ingres.”
Silyus
Silyus
IL GAZZETTINO – 1972 :
“Più che la sua origini valdostana, le sue tele esprimono lo spirito del trevigiano, sia pure d’adozione innamorato della sua terra. …E’ questa la sua terza mostra personale a Treviso. …Tonalità molto chiare con tanta luce, forse, meglio trasfigurata e potenziata nei suoi paesaggi, sia quelli assolati dell’Africa, sia quelli romantici di portici e borgate a noi veneti tanto familiari. Filippone è poeta nella scelta delle immagini, nei colori piuttosto tenui delle sue composizioni e si rivela artista di carattere dalla spiccata personalità.”
G. Garatti
G. Garatti
Il Narciso – 1972 :
“…Paesaggi e nature morte precisi, dalla composizione semplice, polo d’inizio e di conclusione, riporto di spirito e di intelligenza, d’ispirazione tratta dall’idealizzazione libera di sentimenti, nell’incontro con la vivezza della realtà. Nessuna forzatura, nessuna accentuazione disarmonica, una buona impronta di intimità, una naturale discrezione, una tavolozza d’armonie, stile conseguente, entusiasmo quanto basta: non serviva riportare nel catalogo le parole entusiastiche di Virgilio Guidi. Per ottenere il successo basta quanto scaturisce dalle opere esposte.”
“la vernice” – 1972 :
“Alcuni paesaggi in cui il colore si stempera in variazioni luminose e ai quali la particolare tecnica usata da il sapore arcaico e insieme raffinato dell’affresco. …Si tratta nel caso di Filippone di un’indagine, non esente da un certo estetismo, inteso a fornire un’immagine di ciò che egli intende per femminilità e che si identifica spesso per sensualità.”
Buda e Bianchin
Buda e Bianchin
L’AVANTI – 1973 :
“Segnalate le opere di Pino Filippone alla galleria “La cave” di Treviso.”
“la vernice” – 1974 :
“…Ecco che le sue forme geometriche sottilmente sviluppate sovrapposte le une alle altre senza però disturbarsi anzi creando un mondo ed un modo di chiara convivenza acquistano una loro ragione d’essere. Esse infatti oltre essere corpi e forme sono anche colore e quindi luce e spazio. I suoi personaggi vivono in tal modo l’ambiente stesso che li ha creati in termini di sincera ed autentica condizione emotiva ed ancora di più vi è in ogni realizzazione una carica di umanità che sa inquadrare una “realtà” soggettiva nel testo ampio del vero.”
Enrico Buda
Enrico Buda
IL GAZZETTINO – 1974 :
“…opere che si distinguono per l’impegno ideologico del messaggio pittorico in funzione di un valido, coerente equilibrio fra le scelte stilistiche e la tematica abbracciata dal pittore. Ricorrendo a luminosi tonalismi stemperati nell’impasto materico del colore, Filippone traduce sulla tela l’immagine di un mondo libero e fragile, scaturito da un principio creativo ispirato da una tormentosa e nel contempo vagamente ironica coscienza della caducità della realtà esterna. Da queste premesse prendono corpo la desolazione e il silenzio che investono le forme di paesaggi proposti come scenari sospesi nella rarefatta, enigmatica spazialità degli sfondi. …la sua tecnica affidata al colpo deciso e meticoloso della spatola, la sua sensibilità creativa protesa in una ricerca ricca di motivi concettuali oltre che meramente estetici.”
P. L. Scarpa
P. L. Scarpa
IL PREALPE – 1974 :
“…i colori emergono luminosi da scenari che sembrano di cartapesta o da fantastiche figure create dall’estro inventivo del giovane pittore; queste le prime impressioni che fermano l’attenzione del critico o dell’amatore su opere che si muovono nell’ambito di un figurativismo che esula dagli schemi tradizionali per esprimere l’intimo dell’artista che “vede” il mondo fragile e slegato e l’umanità un insieme di fantocci di carta. Su questa tematica, pur tuttavia, si nota una notevole preparazione tecnica ed una coloristica sorprendente che talvolta si accontenta di tinte tenui e discrete in cui le forme nascono dalle forme secondo un modo di esprimersi legato a concezioni del tutto personali. L’arte del Filippone proviene dal classico in generale e dal nudo in particolare; liberato poi, da queste concezioni, ha trovato la sua vocazione nell’attuale forma espressiva di una realtà con lui.”
G. Stefani
G. Stefani
IL GAZZETTINO – 1975 :
“Alla “Padova 10”. Pittura fresca, primaverile, che fa allegria, quella di Pino Filippone ospite della “Padova 10”. Pittura fatta di luce di semplicità, di poesia. …uno schema cromatico luministico, mattinale in tempo di estate, con una blandizia chiaroscurale nella quale vedi il mestiere consumato dell’artista: marine, angoli fantasiosi di Venezia, nature morte composite di cose modeste e pur ricche di sapore solitario, quasi diremmo abbandonato. La cianfrusaglia fuori uso, quella che Guido Gozzano chiamerebbe “il ciarpame reietto così caro alla mia musa” è qui materia e spirito, essenza negletta e garbo passatista, in questi quadri costruiti con estremo garbo e rara sensibilità. …questa pittura sa di sogno, sa di intimamente caro, è gaia anche quando sotto sotto, per quel vecchiume che fa parlare, dice, sussurrandola, la malinconia delle cose che non sono più.”
M. R.
M. R.
IL GAZZETTINO - 1975 :
“Il calore di un ambiente d’inconfondibile bellezza cromatica è “illustrato” dall’artista Pino Filippone, nella mostra allestita in questi giorni presso la galleria Paris. La spazialità ben tagliata in un paesaggio lindo e misterioso, toni pittorici che parlano un linguaggio atavico, scorci che sembrano essere in continua lotta con il sole e con il tempo, una storia che vive nelle pietre assolate, sono caratteristiche che emergono, assimilando “fino in fondo” le tele di questo pittore. …un sentire sommesso e qualche volta inquietante. Filippone soprattutto puntualizza un’arte scabra, senza intellettualismi, rivolgendo la sua attenzione ad una organicità compositiva e ad un lirismo scandito sempre in termini purissimi e tecnicamente eccellenti.”
S. Sparvoli
S. Sparvoli
IL GAZZETTINO - 1977 :
“Artista noto al pubblico trevigiano per le numerose personali allestite in città nel corso di oltre un decennio, Filippone di cui ricordiamo il significativo successo artistico ottenuto in Svizzera prima ancora che a Treviso propone in questa rassegna trenta dipinti fedeli a criteri compositivi di assoluto rispetto. …il pittore alterna paesaggi a nature morte e a figure in cui ancora una volta sono evidenti e positivi gli effetti di uno stile coerente ed affinato.”
IL GAZZETTINO – 1992 :
“La valigia di tela col Cristo.”
“Due grandi amori: la Calabria e la Valle d’Aosta. Due terre diametralmente opposte geograficamente e come cultura, ma che hanno influito sul carattere e sulla formazione di Pino Filippone, diventato trevigiano di elezione, alla consolidata affermazione come pittore e scultore ha aggiunto, nell’esigenza di raccontarsi, la sua storia simbolo e specchio di tante storie quotidiane. …un’opera prima aspra e dolce, immediata e spontanea benché a lungo pensata e meditata, coltivata nell’intimo per ricostruire, in età matura, il grande mosaico della memoria recuperando tasselli che sembravano dimenticati, fattisi improvvisamente urgenti e chiari, nel richiamo di una frase, di un odore, di un panorama, di sensazioni ora sgradite, ora felici.”
V. Magno
V. Magno
SPORTrevigiano – 1992 :
“La Valigia di tela col Cristo.”
“Credo che ognuno di noi nasconda nel proprio cassetto la timidezza. Ma Pino Filippone ha saputo risvegliare i lati poliedrici del suo prisma di cristallo per ritrovare intatta l’emozione della sua giovinezza, splendida di povertà e di gioia di vivere. Leggi “La Valigia di tela col Cristo” come fosse il tuo diario, anche se qualche situazione oggi ha perso quel rilievo, che resta soltanto un ricordo di pochi. Di quelli che hanno vissuto quell’età…”
G. Fantin
G. Fantin
IL GAZZETTINO – 1992 :
“Al romanzo di Filippone il premio "Cesare Pavese".”
“Le diverse asprezze, ma anche le calde risonanze di due terre, la Calabria e la Valle d’Aosta, lontane per latitudine, clima, popoli, lingue, abitudini e tradizioni si intersecano e alternano in questa opera di Pino Filippone che, in piena maturità, si cimenta con la narrativa travasando anche nelle parole il suo guardare il quotidiano esistenziale finora fermato nella pittura e nella scultura. …è opera prima, nata tardiva, ma pensata e coltivata “dentro” per anni, ricostruendo, nel diluire delle stagioni, il grande mosaico della memoria, con tanti tasselli “dimenticati”, fattisi improvvisamente urgenti e chiari, nel richiamo di una frase, di un odore, di un panorama, di sensazioni ora felici ora sgradite.”
V. M.
V. M.
SPORTrevigiano – 1992 :
“Al romanzo di Filippone il Terzo Premio di narrativa "Città di Pompei".”
“…Trevigiano d’adozione …un lungo racconto dove, proprio come in una valigia, c’è un po’ di tutto, l’amore, il dolore, l’abbandono e le speranza, tradizioni e costumi, personaggi buoni e personaggi cattivi. Ma soprattutto vibrano in queste pagine i due forti amori dell’autore, quello per la sua terra d’origine che è la Calabria e l’altro per la Valle d’Aosta da cui ha preso il linguaggio della montagna. Nelle descrizioni e nelle riflessioni domina poi l’altra sua passione che è la pittura, così le sue pagine sono anche tutte piene di colore.”
SPORTrevigiano – 2002 :
“Peperoncini a colazione” di Pino Filippone (Piazza editore).
“Il libro si sviluppa come un vero reportage sul profondo Sud, il Sud più vero e meno folcloristico, quello della Calabria trascurata per troppo tempo dai mass media e dalla letteratura specialistica. Come in una indagine l’autore ci presenta un mondo arcaico lontano dalla nostra sensibilità, ma ricco di valori molto radicati, attraverso le conversazioni con gli abitanti dei paesi dei suoi antenati che ci fanno capire le ragioni intime di un certo modo di vivere e soprattutto la difficoltà di scindere nettamente il confine fra bene e male, fra legge individuale e legge collettiva. Dagli incontri, voluti o casuali, sullo sfondo di una natura selvaggia e indomabile, emerge una vera rivelazione sociologica sulle radici di un malessere che il progresso ha addirittura acuito. Lo stile è asciutto, incisivo e severo, senza alcuna concessione alla retorica o al clichè del Sud oleografico. Il punto di forza della narrazione è dato dal dialogo, stringente ed esplicativo, perché vi si respira l’autenticità della vita vissuta.”
E. B.
E. B.
SPORTrevigiano – 2003 :
“…dopo un decennio d’assenza durante il quale ha continuato le sue opere ed ha scritto due volumi di vita vissuta. L’artista si presenta al pubblico ed alla critica con venti oli di angoli di Treviso contraddistinti dalle caratteristiche ombre che ne esaltano i colori. …una mostra da vedere ed assaporare.”
E. B.
E. B.
IL GAZZETTINO – 2003 :
“Una Treviso “incantata” come rarefatta nella luce e dal silenzio, quella ricreata da Pino Filippone con la personale da "Arman" in via Manzoni, che segna il suo ritorno al pubblico dopo un lungo periodo di assenza. Un periodo comunque vissuto con fertile creatività accompagnato dallo studio dei grandi maestri primo fra tutti il Caravaggio. Ne sono testimoni le venti opere, quasi interamente dedicate alla città: nelle facciate storiche riprese da diverse angolature, nelle piazzette nascoste, nella fuga di portici, nelle case che si specchiano nelle acque del Sile, nelle vie del passeggio. …Una Treviso come sognata, silenziosa e insieme “parlante”, che la tavolozza, tenue eppure vivida nelle molte tonalità degli ocra e dei rosati.”
V. M.
V. M.
Trevisosette – 2003 :
“Con una lunga carriera artistica alle spalle ricompare sulla scena trevigiana, dopo quindici anni di assenza, Pino Filippone, lasso di tempo in cui si è dedicato anche alla scultura e alla scrittura. …Filippone presenta venti opere sul tema “scorci trevigiani”, in cui ritrae angoli caratteristici della città, rivisitati con gli occhi e lo spirito di un pittore solare e limpido.”
La Tribuna – 2003 :
“Pino Filippone al “Relais Monaco”. Artista eclettico che spazia dalla scrittura alla pittura e non disdegna la scultura in legno. In questa rassegna presenta trenta opere pittoriche che fanno parte dell’ultima produzione. Creazioni che perpetuano momenti paesaggistici, spaziando dalle marine nostrane agli scorci suggestivi delle città venete, oltre a rappresentazioni oniriche di fantastici angoli assolati del sud italiano.”
Cristina Sparvoli
Cristina Sparvoli
IL GAZZETTINO – 2003 :
“…la poliedrica produzione di un artista che spazia dalla pittura, alle copie dei maestri del rinascimento; dalla scultura all’incisione e alla narrativa; riuscendo a dare della realtà un’immagine vera e al tempo stesso trasfigurata. Con un percorso creativo che prende spunto dalla vita, sia nel dare corpo a intime emozioni come nel “fotografare” la quotidianità dei volti come nelle sculture tutto tondo, nei paesaggi come nelle incantate visioni degli scorci cittadini.
…scenografie di uno stilizzato balletto, queste ultime si stagliano in singolari prospettive nel gioco di nette contrapposizioni di luce e di colori. Anche in questo caso la presenza dell’uomo è solo avvertita da semplici ma indicativi particolari: una sedia accostata all’uscio, un vaso di basilico sul balcone, la fuga di panni stesi al sole, un ombrellone sulla deserta spiaggia dorata.”
V. M.
…scenografie di uno stilizzato balletto, queste ultime si stagliano in singolari prospettive nel gioco di nette contrapposizioni di luce e di colori. Anche in questo caso la presenza dell’uomo è solo avvertita da semplici ma indicativi particolari: una sedia accostata all’uscio, un vaso di basilico sul balcone, la fuga di panni stesi al sole, un ombrellone sulla deserta spiaggia dorata.”
V. M.
SPORTrevigiano – 2006 :
“NOI NO, NON VESTIVAMO ALLA MARINARA” (Piazza Editore).
“E' la rievocazione delle vite di un gruppo di bambini usciti dalla seconda guerra mondiale e costretti a crescere in fretta… Nelle pagine nostalgiche si materializzano figure e avvenimenti che nel bene e nel male hanno formato i caratteri di una intera generazione e le hanno dato la forza per superare molte avversità.”
E. B.
E. B.
La Tribuna – 2006 :
“NOI NO, NON VESTIVAMO ALLA MARINARA”
“NOI NO, NON VESTIVAMO ALLA MARINARA”
“…Un affresco di storie, caratteri e vicende umane. Pino Filippone segue le loro vite fino in età adulta, quando avrà modo di rivedere i vecchi amici e riscontrare quanto è rimasto in loro (e nello stesso autore) dei fanciulli di un tempo.”
C. S.
C. S.
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(per contattare l'artista: tel. 0422-263662 / 0422-430345)
--------------------mandarini e limoni
nella quiete del giardino di
Pino Filippone
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