Cronache da un altro mondo

Disquisizioni e orientamenti su questioni esistenziali, sia spirituali che materiali. In gran parte espressioni originate dal genuino punto di vista di un ragazzo particolare e interpretate fedelmente da chi ha avuto modo di conoscere profondamente le sue qualità speciali e si è assunto l'impegno d'assisterlo con precisione nello sviluppo e nell'esposizione delle sue idee e sentimenti, confidando in un esito piacevole e fruttuoso. [Leggere "PRESENTAZIONE" nell'archivio - 12/06/2006]

3.6.09

CONVEGNO DANTESCO - Treviso 22/23 aprile 2009

------------------------------------------------------------------------------------------------- Iniziativa promossa da
Comitato Regionale di Promozione degli Studi Danteschi
Ufficio Scolastico Regionale per il Veneto
Liceo “Duca degli Abruzzi” - Treviso
- Scuola Polo Regionale per l’Insegnamento di Dante -

Informazioni
Prof.ssa Livia Andrigo, Liceo “Duca degli Abruzzi” – Treviso Tel. 0422.548383

Adesioni solo via Fax mediante specifica scheda:
fax 0422 543843

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Leggere Dante non è mai stato facile. La lontananza di una lingua ricercata e talora oscura, la complessità, talvolta insostenibile, di argomentazioni filosofiche inconsuete o di spiegazioni scientifiche sconcertanti hanno da sempre reso arduo il cammino lungo i gironi dell’Inferno, sulle balze del Purgatorio e tra le sfere celesti del Paradiso.
Eppure da sette secoli la Divina Commedia non cessa di sedurre e affascinare ogni categoria di lettori, dai poeti e dagli intellettuali eruditi ai popolani delle campagne toscane. La potenza ammaliatrice di una lingua plastica, capace di rappresentare tutte le sfumature della vita interiore e ogni passaggio dell’espe­rienza umana, non viene scalfita dal tempo. Anzi: chi ignora o non capisce la grandezza del Poeta sembra destinato a subire comunque il marchio di provinciale, di gretta insensibilità, di rozza e arretrata limitatezza d’animo.
Che cosa può dire Dante ai giovani del XXI Secolo? Possono ancora i figli di internet e dell’sms, i velocisti della lettura elettronica resistere alle impervie strade di una maratona qual è la Divina Commedia? La scuola affronta qui, forse, la sua sfida più grande, la prova estrema di un’autentica capacità di appassionare e persuadere che, talora, sembra tuttavia venir meno.
Ma, attraverso le vie della Commedia, maturano anche la resistenza e la costanza necessarie alla comprensione dei problemi scientifici; l’integrale Dantesco non si riduce alla semplice narrazione che diverte e distrae, esige invece dedizione e impegno, autentica passione per la complessità, inesausto interesse per la precisione e il rigore. Nella lettura di Dante sono messe alla prova quella stessa attenzione al dato e alla durezza dei fatti che le scienze esatte chiedono a chi le frequenta con profitto e successo.


Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca
USR Veneto
Comitato Regionale di Promozione
degli Studi Danteschi

In collaborazione con
Università degli Studi di Venezia
Università degli Studi di Padova
e
Liceo Pedagogico “Duca degli Abruzzi” – Treviso
Scuola Polo Regionale per l’insegnamento di Dante

Convegno di Studi

Leggere e insegnare Dante
nella scuola del Duemila





Treviso 22-23 Aprile 2009

Aula Magna Università di Treviso
Auditorium ex Chiesa della Santa Croce
Liceo Pedagogico “Duca degli Abruzzi” – Treviso


Con il patrocinio del Comune e della Provincia di Treviso


22 aprile 2009: mattina

Ore 9.30 Aula Magna Università di Treviso
Saluto delle Autorità cittadine

Dott.ssa Carmela Palumbo
Direttore Generale USR Veneto
Saluto e inizio dei lavori


ore 10.00 Prof. Piero Gibellini
Altri Paoli, altre Francesche: Inferno V

Università di Venezia

ore 11.00 Prof. Manlio Pastore Stocchi
Dante giudice “pentito”: Purgatorio V

Università di Venezia

ore 12.00 Prof. Massimo Cacciari
L’ultimo del Paradiso: Paradiso XXXIII

Università S. Raffaele di Milano


Considerato l’altissimo numero di adesioni,
si potrà seguire l’intera mattinata e ciascuna lectio magistralis anche in videoconferenza, presso l’Auditorium “Santa Croce” - Treviso


22 aprile 2009: pomeriggio

Ore 14.30 i ragazzi recitano e interpretano
Dante in Città, in luoghi d’interesse storico:

San Francesco: il V canto dell’Inferno
San Nicolò: il canto XXXIII del Paradiso
Santa Caterina: il canto V del Purgatorio
Loggia dei Cavalieri: il canto X dell’Inferno
Piazza Garibaldi-Ponte Dante: il VI del Purgatorio
Giardino Lazzari (via Paris Bordone): XIII Inferno

Più di quaranta studenti degli Istituti Secondari del-
la città e della Provincia daranno voce alla parola
dantesca, recitando a memoria sei canti, in luoghi
suggestivi della Città – “là dove Sile e Cagnan s’accom-
pagna” - gli stessi luoghi che anche
Dante conobbe. Altri studenti li affiancheranno, in-
trattenendo i visitatori con la spiegazione dei versi
e dei luoghi ospitanti.

I loro compagni, e gli stessi trevigiani, visiteranno le sei
postazioni, in un evocativo “viaggio” di pietre, imma-
gini, parole.
Treviso si animerà, riscoprendo il suo passato e la sua bel-
lezza, grazie ai ragazzi e al loro studio.

Per l’occasione,
la biblioteca comunale – Palazzo ex-Gil -
espone manoscritti ed
edizioni rare della Commedia


Ore 18.00 Aula Magna dell’Università
cerimonia di chiusura della prima giornata

I luoghi: il perché di una scelta
· San Francesco -Canto V -Inferno
Omonimia certo, ma anche perché
si parla di due “innamorati della vita”: anche Francesco amava la vita,
ma seppe volgere in altra direzione il suo amore.
· San Nicolò - Canto XXXIII- Paradiso
è il tempio di Treviso: si innalza maestoso come maestosa e “alta” è la poesia del Paradiso.
· Santa Caterina- Canto V- Purgatorio
Si tratta dei morti per atti violenti e si parla di Jacopo del Cassero, di Buonconte e di una donna, Pia de' Tolomei, uccisa dal marito. Anche a santa Caterina c'è un ciclo di affreschi a narrare la storia di una donna.
· Loggia dei Cavalieri- Canto X- Inferno
È il luogo dei Cavalieri della Città: e di un “ cavaliere” combattente e coraggioso si parla, Farinata, che ebbe in gran dispitto l'inferno e combatté per amore della sua città.
· Piazza Garibaldi-Ponte Dante- Canto VI-Purgatorio.
Luogo vicino a ponte Dante e dedicato a Garibaldi: con un legame tra la storia comunale e la storia del nostro risorgimento. Qui riecheggiano le parole di Dante che inneggia alla pace e alla concordia. Resta prepotente il senso civile del legame tra Dante e la Sua e nostra terra.
· Giardino Lazzari -Via Paris Bordon-Canto XIII- Inferno
Un giardino di pietra incastonato tra le antiche case torri: alzando gli occhi, si vedono le cupole romaniche del Duomo. Anche nella selva dei suicidi,c'è un giardino, una selva sterile e secca di chi non ha saputo alzare gli occhi alla misericordia di Dio ed ha rinunciato alla vita.

23 aprile 2009: mattina

Ore 9.30 Auditorium ex Chiesa della Santa Croce
Dott.ssa Carmela Palumbo:
Saluto e inizio dei lavori

ore 9.45 Prof. Aldo M. Costantini
Che male c'e' ad innamorarsi di Dante?
Università di Venezia

ore 10.30 Prof.ssa Antonia Piva
L'amoroso uso di sapienza. Spunti per una pedagogia dantesca
Dirigente Scolastico Liceo Pedagogico “Duca degli Abruzzi”

Ore 10.45 Premiazione del Concorso “Il mio primo Dante”
riservato alle classi delle medie inferiori: la “riscrittura” del canto di Ulisse

ore 11.30 Prof. ssa Licia Landi
A noi “conviene tenere altro viaggio ?”
Didattica della Commedia fra tradizione e innovazione.
Laboratorio: Scrivere su Dante. Forme e percorsi di ricerca in atto.
Docente liceo “Maffei” - Verona

ore 12.00 Prof. ssa Cinzia Spingola
Descrizione o interpretazione?
Immagini nella didattica per rileggere la Commedia.
Laboratorio: Immagini nella didattica
Docente IPS “Musatti”- Dolo (VE)

ore 12.30 Prof. ssa Maria Carla Vian
L'insostenibile leggerezza della poesia. (questa è la meravigliosa conferenza che verrà riportata integralmente al termine dell'elenco del programma del Convegno Dantesco)
Laboratorio: un Dante “Altro”
Coordinatrice Dipartimento Italianistica Liceo Pedagogico Duca degli Abruzzi


23 aprile 2009: Pomeriggio


Ore 14.30- 16 Liceo Pedagogico “Duca degli Abruzzi” , via Caccianiga 5, Treviso

Laboratori ed approfondimenti di didattica dantesca

ore 16.15 Ispettore Stefano Quaglia – USR Veneto
Leggere e insegnare Dante: bilancio dell'attività
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Prof.essa Maria Carla Vian
Coordinatrice Dipartimento Italianistica Liceo Pedagogico "Duca degli Abruzzi"
L'insostenibile leggerezza della poesia: un Dante "altro"
Nella vita accade spesso che gl'incontri casuali cambino l'ordine delle cose, mutino l'approccio che ognuno di noi ha, magari da anni, con la sua quotidianità.
Possono essere persone che incontriamo e che magari poi non rivediamo più in assoluto oppure possono essere incontri virtuali, letterari, che producono su di noi cambiamenti tali da mutare il corso delle cose, siano essi granelli di sabbia o montagne.
Siamo come palle sul biliardo dell'Universo. Toc toc e tutto prende una strada differente.
Anche la scuola fa parte della vita, almeno della vita di noi insegnanti.
Spesso ho pensato che per molti di noi la scuola sia stata una grande casa che ci ha accolto da bambini e non ci ha fatto uscire mai più.
Protetti o prigionieri, a seconda di come il resto della nostra vita si è svolto.
Protetti o prigionieri, a seconda di come le palle di biliardo si sono scontrate.
Lo so, la sto prendendo alla larga, forse vi sembrerà un po' troppo alla larga, ma ho bisogno di un lungo respiro e di una forte rincorsa per parlarvi di alcune cose che sono importanti e di cui non è facile raccontare.
Del resto, degli aspetti formali, tecnici, pedagogici parleremo nel pomeriggio con chi vorrà ascoltare.
Qui no: qui voglio cercare di comunicare un altro tipo di esperienza.
Ho bisogno, quindi, di un aiuto poetico, il primo di quelli che userò.
Non è Dante, è Leopardi e la sua siepe.
Ogni volta che rispiego l'Infinito mi sembra sempre che mi ridia una forza e una magia nuove.
Ogni volta che io, più vecchia di un anno, rileggo daccapo “Sempre caro mi fu …” a una classe nuova, ma sempre uguale d’età, scopro che la potenza di quelle immagini va oltre, sempre un po’ più oltre, al loro significato.
Per i miei studenti e per me è come scoprire che qualcuno, all’infinito, proprio all’infinito, ci rivela la magia del non visto, la potenza del “mi fingo”.
E’ come scoprire ogni volta la capacità che ha di per sé l’ostacolo di stimolare la lotta, la crescita, il divenire.
E’ come scoprire ogni volta quanto abbiamo bisogno di siepi e di ostacoli per provare, per cambiare, per andare oltre.
Loro e io.
Così, insieme e ognuno per proprio conto, procediamo per scoperte e analogie.
“Ma, allora prof è anche quando …”.
Non sto, però, parlando ancora del linguaggio poetico. Ve l’ho detto, ho bisogno di una rincorsa un po’ più lunga.
Ho bisogno di mettere insieme queste due cose: incontri casuali di vita, e di vita scolastica, e siepi.
Del titolo e di Dante in particolare parleremo poi.
Un amico insegnante mi ha detto un giorno, quando io sostenevo con forza che noi a scuola viviamo in una bolla avulsa dalla società:
“E’ vero. La scuola è un mondo a parte, ma è il mondo in cui il mondo reale entra tutti i giorni. Anche violentemente”.
E’ vero. E’ proprio vero. Se la sappiamo fare la scuola è di vetro. Ma è anche permeabile. Respira e suda. Prende e dà. Dipende da noi.
Così, nei decenni, ti capitano come compagni di viaggio, e tu capiti a loro, universi diversi di individui che, come te, hanno siepi più o meno alte da saltare o aggirare o dietro alle quali sedersi a immaginare.
Io nel pensier mi fingo”.
Ecco: Fabio e Annalisa, fra tutti a un certo punto si sono scontrati con me e assieme abbiamo scelto la siepe dietro la quale sederci a immaginare. A immaginare di saltarla.
Io sono io.
Fabio è un ragazzo down.
Annalisa era la sua insegnante di sostegno.
La siepe è stata Dante.
E’ stata solo la prima di molte siepi che in tre anni abbiamo scoperto o scelto o avuto per caso, sorte o fortuna. Boccaccio, Ariosto, Pascoli.
Era molto alta e spinosa e ho ancora adesso la netta sicurezza che proprio per questo sia stata la prima dietro la quale ci siamo fermati.
Tant’è, è andata così, e di questa esperienza oggi vi parlerò.
E’ chiaro che in un incontro così, in tutti gli incontri, ognuno porta del suo.
Fabio il suo percorso consolidato di socialità e di inserimento nella classe.
Annalisa la sua esperienza e la conoscenza dei due anni precedenti con Fabio.
Io quello che sapevo fare: spiegare, mediare … insomma fare l’insegnante.
E’ chiaro anche che ogni incontro di questo genere è legato a quanto, e soprattutto a “se”, si riesce a rielaborarlo. E al come lo si rielabora.
E’ fondamentale trovare non solo un terreno comune su cui camminare, non solo degli obiettivi comuni da raggiungere e degli strumenti condivisi per farlo, ma anche un rapporto di empatia che riesca a trasformare tutto ciò da professione (seria, interessante, lodevole e corretta) in qualcosa di diverso.
Nella ricerca di un “altro”, anzi di un altrove che molto spesso non avevamo programmato né magari immaginato, ma che si delinea da sé proprio perché le palle si sono scontrate (proprio quelle, non altre) sul biliardo (proprio quello, non un altro) in quel momento (proprio in quello, non prima o dopo).
Ecco che in qualche modo arriviamo al titolo della relazione, almeno alla sua seconda parte.
Un Dante “altro”.
Non è altro perché è il Dante che è stato spiegato da un’insegnante di italiano ad uno studente con sindrome di down grazie alla mediazione di un’insegnante specializzata, ma è un Dante “altro” perché tutto il lavoro che normalmente ogni insegnante imposta per poter insegnare Dante è diventato “alterità”.
Ha fatto quel toc in più che ha permesso di deviare le traiettorie di altre palle sul biliardo.
Altre palle che sono stati ad esempio i compagni di classe di Fabio.
E veniamo alla prima parte del titolo: “L’insostenibile leggerezza della poesia”.
Nel 1984, quando uscì il romanzo di Kundera, tutti ci siamo chiesti il significato di un titolo che era “Così enigmatico da imprimersi nella memoria come una frase musicale" (dalla seconda di copertina).
Nell’ossimoro potente in cui peso e leggerezza sembrano opporsi e invece si uniscono in un paradosso così efficace, ho letto tutto il senso vero del linguaggio poetico e mi è parso di cogliere anche il senso dell’esperienza che vi sto raccontando.
Ma come usare un’abilità di tale genere per affrontare un monumento come la poesia dantesca?
L’insostenibile poesia, carica di sensi e di chiavi di lettura. Come?
Con la sua leggerezza, sua e di tutti i testi poetici.
Attraverso il significato iconico di un testo poetico e il suo supporto iconografico,
Ci era venuto in mente che la siepe dietro la quale noi “fingevamo”, dava essa stessa degli strumenti per l’immaginario, per l’aldilà, se solo partivamo dai sensi.
E quello che abbiamo utilizzato per primo è stato la vista.
O meglio, siamo partiti un po’ più indietro: abbiamo organizzato la Divina Commedia come un grande magazzino ordinato in cui tutto girava armonicamente seguendo un ordine prestabilito.
Tre grandi scaffali su cui erano archiviate trentatré scatole (una in più nel primo scaffale) che contenevano a loro volta altre scatole più piccole, tutte uguali e tutte divise al loro interno in tre scompartimenti.
Erano le cantiche, i canti e le terzine.
E poi la musica: tutto suonava muovendosi e seguendo la stessa armonia. Endecasillabi e rima incatenata. Delle scatole musicali, insomma.
E’ stata la mediazione fisica e sensoriale della strutturazione poetica.
Per Fabio non c’erano stati enormi problemi: poteva “fingersi bene” nella mente qualcosa che aveva fatto tante volte e cioè l’organizzazione del magazzino. In altre parole, era il riordino contabile e archivistico del magazzino di un’azienda.
Anche i primi approcci con la metrica avevano dato qualche risultato: era un gioco musicale che cominciava a entrargli dentro e che negli anni successivi gli ha permesso di padroneggiare l’analisi di un testo poetico identificandone la strutturazione, gli elementi di metrica e le figure di suono e di significato più importanti.
Ma questo con il tempo e più tardi nel suo percorso.
Nel frattempo noi avevamo Dante e la sua poesia. Anzi avevamo qualcosa di assai più specifico e cioè il canto di Farinata degli Uberti.
Abbiamo scelto "O Tosco che per la città del foco..." perché ci funzionava: era concreto, fisico, pieno. Potevamo lavorarci bene e sentivamo che per Fabio sarebbe stata una bella sfida.
Dante e Virgilio che entrano nella città di Dite. La curiosità di Dante e il suo timore. La gestualità di Virgilio. La potenza e l’orgoglio di Farinata, ma anche la fierezza di Dante.
E poi la prossemica: Farinata alto, possente che non si piega di un millimetro. Cavalcante prostrato, fuori solo infino al mento.
E le tombe infuocate. L’amicizia e l’amore paterno.
E’ chiaro che sarebbe andato bene qualunque altro personaggio e avremmo potuto fare lo stesso lavoro di analisi comunque, ma tant’è, da qui abbiamo cominciato l’esperienza.
E siamo partiti così con l’analisi delle immagini che avrebbero dovuto supportare la comprensione del testo poetico.
Di questo lavoro specifico, dell’uso del metodo Feuerstein e del cooperative learning parleremo nel pomeriggio, in questa sede volevo riproporvi il giudizio stilato su Fabio perché ritengo vi possa fornire più chiaramente il punto sull’esperienza.
“Lavorare con Fabio è molto facile e appassionante non soltanto per le sue doti personali di dolcezza, disponibilità e innata curiosità verso il nuovo, ma anche perché fornisce sia al suo interlocutore adulto sia al gruppo dei suoi pari una visione “altra” della realtà che risulta sempre carica di stimoli e a volte molto interessante. Per essere più chiari sul ruolo da lui svolto all’interno della classe, è necessario precisare che principalmente il lavoro di italiano e di storia è stato incentrato per lui sulla descrizione di immagini che potevano essere semplici fotografie scattate durante le sue vacanze, illustrazioni tratte da libri fino ad arrivare ad opere d’arte vere e proprie legate alla conoscenze disciplinari di italiano e storia che stiamo affrontando con l’intera classe. Il metodo è sempre lo stesso: descrizione estremamente dettagliata dell’immagine e successivamente elaborazione dei dati raccolti per trarre delle conclusioni rispetto ad un periodo storico oppure ad un personaggio letterario.
Si tratta di un lavoro che ho proposto agli studenti in più occasioni nel corso di questi ultimi anni e che fa parte della pratica didattica delle mie discipline, ma che ha rivelato grazie all’apporto di Fabio delle ricadute nuove.
I ragazzi non sono più abituati a guardare con attenzione, vedono l’insieme, ma non riescono a soffermarsi sul particolare. Tantomeno sanno elaborare una riflessione legata a ciò che hanno visto. L’occhio estremamente attento di Fabio, le sue osservazioni (numero delle persone, vestiti, azioni, particolari degli ambienti, espressioni dei volti …) e infine la condivisione di tutto ciò che si è realizzata in più occasioni attraverso un’esposizione ad alta voce a tutta la classe, hanno stimolato i compagni a “fare come Fabio” con la successiva scoperta che “fare come Fabio” non è poi così facile e scontato.
Tutto ciò ha delle ricadute molto positive in primo luogo sul consolidamento del senso di sé e delle proprie capacità, in seconda istanza fa maturare il rapporto con la classe: non più soltanto accettazione e protezione del diverso, dello svantaggiato, ma rapporto paritario di scambio. La strada naturalmente è molto lunga, ma la classe sembra disponibile a questo passaggio e più volte ha dimostrato di vivere ogni passo avanti verso l’autonomia come una propria vittoria che ha portato Fabio all’acquisizione di un suo ruolo sempre più paritario all’interno del gruppo in cui è inserito.”.
Tra l’altro, quindi, proprio la potenza e il peso della parola poetica, ma anche la sua ineffabile levità hanno dato lo spunto per lavorare con i testi danteschi in un esperimento didattico che ha valorizzato la diversità come opportunità di avere un punto di vista “altro” e di utilizzarlo come mediazione didattica e per sviluppare le competenze sociali.
Così uno studente con sindrome di Down ha imparato a studiare Dante e ha insegnato alle sue insegnanti e ai suoi compagni a farlo.
Bella forza, direte voi, capivano anche gli altri, ma in questo modo si banalizza, si semplifica, si abbassa.
Diciamolo: si fa una scuola per handicappati.
Già. Una scuola per handicappati. Una scuola per diversi, per altri.
Che possono essere down, autistici, ipovedenti, spastici, ma anche non italofoni. Altri insomma.
Ma altri rispetto a chi?
Non a me che sento la parola "altro" così vicina ad "altero" da rendermi orgogliosa di esserlo.
Non rispetto a studenti che dietro la siepe di Dante si sono finti un immaginario poetico così potente e coinvolgente da far loro amare tutta la poesia.
Certo che il livello di lettura non è stato sofisticato. Certo che ben più dotte potrebbero essere state le osservazioni, le chiose, le note.
Ma la potenza della poesia, quella è passata tutta quanta.
Sono partita da molto lontano, ma come vi ho detto avevo bisogno di una rincorsa consistente per esplicitare un’esperienza che considero fondamentale nella mia formazione professionale e umana.
Volevo andare aldilà della pura relazione didattica.
E’ passato ormai qualche anno, ma il sistema funziona ancora, anche se mi manca molto l’occhio “altro” di Fabio, la sua particolare capacità di porre l’attenzione su ciò che noi insegnanti diamo per scontato e non lo è.
Mi manca spesso la ricchezza di chi non solo ha un pensiero divergente, ma è divergente di suo.
Per fortuna nelle classi, anche in quelle liceali, sempre più sono presenti questi altri, queste palle di biliardo che vengono magari da universi stranieri, da culture diverse, da lingue molto poco dantesche.
Per fortuna l’insostenibile leggerezza della poesia parla anche a loro. Non so in realtà come faccia, ma lo fa.
A suo modo. Nei tempi e con le modalità che sono a loro adatte, ma lo fa. Così come lo fa la musica.
Per universalia.
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