Cronache da un altro mondo

Disquisizioni e orientamenti su questioni esistenziali, sia spirituali che materiali. In gran parte espressioni originate dal genuino punto di vista di un ragazzo particolare e interpretate fedelmente da chi ha avuto modo di conoscere profondamente le sue qualità speciali e si è assunto l'impegno d'assisterlo con precisione nello sviluppo e nell'esposizione delle sue idee e sentimenti, confidando in un esito piacevole e fruttuoso. [Leggere "PRESENTAZIONE" nell'archivio - 12/06/2006]

8.7.06

VI° - IN PRIMA LINEA

ARTICOLO PUBBLICATO SUL N° 44 DEL SETTIMANALE GENTE DEL 4 NOVEMBRE 2005
CHE SPETTACOLO, DIETRO LE QUINTE DI "DOMENICA IN"
(Testo originale)
Se dovessi spiegare con poche parole quale impressione complessiva abbia lasciato in me l'avventura d'inviato speciale a "Domenica In" per conto del settimanale Gente, non esiteri a dire che nella penombra, regnante dietro le quinte di uno spettacolo di così alto gradimento popolare, alcuni esseri umani brillano assai meglio di quanto non appaia sotto la luce dei grandi riflettori che illuminano lo scenario dello spettacolo stesso. Beh, lettori carissimi, adesso state a sentire, se la cosa può suscitare qualche grammo della vostra curiosità, quali emozioni m'è capitato di vivere domenica 16 ottobre, trascorrendo cinque ore pomeridiane nei fantastici studi romani della DEAR. Con l'aiuto costante di mio papà, spero di riuscire a dare una forma accettabile ai ricordi, ai pensieri e alle sensazioni che intendo mettere per iscritto.
Non appena io, in compagnia di mio papà e della fotografa Emanuela Gambazza, imbocco il lungo corridoio su cui s'affacciano le segreterie e i camerini dello Studio 4, noto subito che in fondo a questo corridoio c'è il direttore di Gente, Pino Aprile, che sta tranquillamente discorrendo con un signore che riconosco all'istante: Pippo Baudo.
Il signor Aprile mi saluta con un abbraccio che mi conforta, mentre il signor Baudo si rivolge a me dicendomi: -Ciao, giornalista! Come va?- e io sono già bel che cotto. Sono giovane, tuttavia, avendo guardato una discreta quantità di programmi televisivi, ho potuto vedere quanto basta e avanza per sentir crescere in me una grande ammirazione per questo intramontabile personaggio del mondo dello spettacolo. Ora, può darsi che sui volti di molti di voi spunti un sorrisetto, dopo aver letto ciò che sto per scrivere, e che qualcuno pensi addirittura che sono uno stupidotto, ma io vi devo confessare comunque che, allorché ho scorto da lontano il signor Aprile conversare con una certa figura, per qualche attimo ho pensato che il direttore di Gente stesse parlando con una pantera. Non una pantera spelacchiata, come quella che taluni hanno visto aggirarsi nei giorni scorsi per le campagne della mia Marca trevigiana, bensì una pantera maestosa con tutta la sua lucida fierezza di sicura dominatrice del territorio. Una pantera che non ha bisogno di essere aggressiva, perché nulla può metterle paura. Infatti, con cortesia squisita mi fa accomodare accanto a sé e mi parla a lungo e mi fa molte domande, adeguando con tanta umanità il suo linguaggio alla mia... pochezza.
Adesso, dato che la mia testaccia dura ha finalmente capito bene il significato della parola "umanità", dopo un lungo periodo di tempo in cui ho tradotto questo termine soltanto con "bontà", solo adesso posso dire con certezza che "umanità" significa soprattutto "comprensione e il signor Baudo ne ha dimostrata tanta nei miei confronti. Lui parlava e a me bastava ascoltare il tono armonioso della sua voce, che non perdeva la sua eleganza nemmeno quando, dopo aver parlato di argomenti complessi con il direttore o con mio papà, si rivolgeva a me in maniera assai più semplice.
Pippo Baudo continua a parlare e a farmi domande, alle quali io rispondo balbettando pur non essendo balbuziente per natura, ma a fargli io la domanda, preparata da me con tanta cura per quell'occasione, neanche ci penso.
Interviene mio papà e con discrezione mi ricorda il mio compito.
Capperi! Sono o non sono qua nelle vesti d'intervistatore?! Almeno una domanda devo pur riuscire a porla a quest'uomo che tanto mi affascina!
Non ho ancora fatto uscire dalla mia bocca una sola parola, che già nella mia mente la domanda che sto per fare mi sembra troppo banale, stupida. Poi mi faccio coraggio e in qualche modo riesco a dire: -Quale è il ricordo più bello di tutta la sua lunga carriera televisiva?- Mamma mia, che vergognose e tremende pause ho fatto tra una parola e l'altra! Tremo tutto, ma non voglio che qualcuno se ne accorga e perciò mi mantengo rigido come un baccalà.
Banale la mia domanda, forse, ma non la risposta che Pippo Baudo mi dà. Mi racconta di quando aveva telefonato con tanto entusiasmo ai suoi genitori, dopo aver condotto per la prima volta un programma televisivo tutto suo, e si era sentito dire da loro che, sì, avevano visto quant'era stato bravo nel suo ruolo, ma che un po' li aveva infastiditi il fatto che tutte le persone comparse nella trasmissione lo avessero sempre chiamato semplicemente "Pippo" e non "dottor Pippo".
Io trovo che il racconto sia già bello così, simpatico e spiritoso, ma il signor Baudo continua e aggiunge il meglio. Adesso, mi dice, alla mia età la cosa più bella per me è proprio il fatto che, in qualsiasi luogo io mi possa trovare, tutti si rivolgono a me chiamandomi semplicemente "Pippo".

Arriva il momento dei saluti, del distacco, e un "Arrivederci!", lanciatomi da... Pippo, mi scalda il cuore con tante speranze confuse. Mentre mi allontano da Baudo e Aprile per andare in altri luoghi, provo una sensazione nuova, che un po' mi spaventa: mi sembra di essere alto solo pochi centimetri.
A questo punto riappare la segretaria di redazione che ci aveva accolti al nostro arrivo. Una signora bionda, bella e graziosa nei modi di fare, ma soprattutto una persona di una simpatia infinita. Il suo nome è Anna Bernardini e io non voglio perdere l'occasione di ringraziarla ancora per la cortese premura con cui ci ha assistito durante tutta la nostra permanenza nel palazzo dgli studi televisivi. Ella è sempre apparsa accanto a noi nei momenti giusti, cioè ogni volta che avevamo bisogno di un'indicazione, di un consiglio, di un chiarimento, e poi scompariva per permettere alla fotografa di lavorare in piena libertà.
La signora Bernardini ci conduce nella stanza della regia di Domenica In e qui tutto è sbalorditivo per me.
Un'intera parete è ricoperta da monitor che mostrano immagini diverse e, sedute davanti a un ripiano pieno zeppo di levette e pulsanti, ci sono sei o sette persone intente a dare il meglio della loro attenzione e delle loro capacità. Ciò che m'impressiona più di tutto è la rapidità con cui il regista e i suoi collaboratori inviano gli ordini ai vari cameraman piazzati nel teatro in cui si svolge realmente lo spettacolo e che si trova in un'altra parte dello stabilimento.
Usciti dalla sala di regia, ci dirigiamo verso il camerino dl signor Massimo Giletti, altro presentatore di successo che, assieme a Pippo Baudo e Mara Venier, forma il trio che conduce in maniera eccellente la trasmissione Domenica In.
La gentile signora, nostra guida precisa, ci avverte che stiamo andando dal signor Giletti proprio nel momento in cui tocca a lui entrare in scena e, infatti, quando noi arriviamo lui sta uscendo dal suo camerino. Nonostante la fretta che ha, trova il tempo per stringermi la mano e dirmi amichevolmente: -Caro giovanotto, ci vediamo dopo, perché voglio dedicarti un po' di tempo in tutta tranquillità. Chiaro?- e se ne va.
Ecco, anche per noi inizia la parte di spettacolo che più c'interessa. Io ho il compito di osservare gli ospiti della trasmissione prima che entrino in scena e di scrivere su un taccuino le mie impressioni, la fotografa ha quello di ritrarre tutti quei personaggi che acconsentiranno a farsi fotografare assieme a me. Sul buon risultato del lavoro della fotografa non ho dubbi, è bravissima, invece sull'esito del mio... Beh, lasciamo perdere. E mio papà? Lui dovrebbe essere qui per godersi una giornata diversa, ma io so che il suo compito è quello di aiutarmi.
Ora ci troviamo nello spazio ristretto che circonda il teatro in cui sta proseguendo la trasmissione di Domenica In, in quel luogo preciso che viene definito "dietro le quinte", e siamo piazzati proprio accanto all'entrata riservata agli ospiti. Io mi guardo intorno: c'è pochissima luce, si può dire che quel posto sia illuminato soltanto da due monitor che trasmettono le immagini dello spettacolo in corso, ma riesco comunque a rendermi conto di trovarmi nel bel mezzo di una vera foresta di cavi elettrici di diversi spessori. E in questa foresta piuttosto buia c'è un frenetico viavai di persone che, pur non apparendo mai, permettono ad altre di apparire. Mi avvicino a uno dei due monitor per avere un po' di luce e poter scrivere qualcosa. Sullo schermo vedo Pappalardo ruggire con tutto il fiato che ha, mentre sostiene un dibattito proprio con il mio direttore che sembra un domatore molto sicuro di sè. "Mio"?! Che bello, sarebbe! Per un po' seguo l'andamento del dibattito, poi prendo il mio taccuino e, pensando al signor Giletti, scrivo: "Sprizza sensibilità". Fisso il taccuino e mi dico: -Ecco l'inizio del mio primo "reportage".- Si dice così, vero? Poi cancello "sensibilità" e scrivo "umanità". Questa parola mi piace sempre di più, la trovo... non so... piena, completa.
Sono ancora tutto preso dai miei piccoli pensieri di giornalista improvvisato, quando Pappalardo lascia la scena e me lo trovo dietro le quinte, a due passi da me. L'emozione riprende a circolare nelle mie membra. Lo osservo, mentre si siede su un gradino di una scaletta che serve per far salire in alto quegli ospiti che dovranno entrare in scena scendendo in maniera pomposa dal grande scalone che fa parte dello scenario dello spettacolo. In questo preciso momento il signor Pappalardo mi sembra un magnifico gatto soriano che ha tanta voglia di farsi accarezzare, che invoglia ad accarezzarlo. Quieto, mite, pensieroso. Gli chiediamo di farsi fotografare assieme a me. Lui mi guarda, mi sorride e subito accetta. Si mette a disposizione della fotografa e, mentre lei lavora con la sua consueta professionalià, Pappalardo mi trasmette tante sensazioni di dolceza. Sì, "dolcezza", lettori carissimi! E io? Cosa pretendete da un baccalà?! Qualche sorriso per la macchina fotografica e, se mi chiedete un parere sul signor Pappalardo, io posso dirvi soltanto che per me lui è un Uomo. Un uomo che, quando ci saluta, addirittura ci ringrazia per i pochi momenti passati assieme. Dice che li ha trovati piacevolissimi. Poi se ne va e il luogo in cui mi trovo mi sembra più buio di prima.
Vago con lo sguardo e noto una bella e giovane signora che va avanti e indietro lungo la parete ricoperta di fili elettrici e spinotti. Mi sembra che ci stia osservando. Chissà per quale motivo si trova qui.
Ad un tratto l'aria del dietro le quinte è attraversata da qualcosa che crea tensione. Le persone che stanno lavorando per la trasmissione hanno fatto la faccia seria e non ci sorridono più quando passano svelti davanti a noi. La porta alle nostre spalle si spalanca di botto e cinque divise si presentano dietro le quinte e subito si avviano verso il passaggio che permette agli ospiti di raggiungere la scena di Domenica In. Sono cinque carabinieri di alto grado e in mezzo a loro riconosco il ministro Alemanno. Ora sostano, aspettando il momento giusto per entrare e partecipare alla trasmissione. Mio papà si avvicina ai carabinieri e, sfiorando con una mano il braccio di uno di loro, forse quello di grado più alto, dice: -Mi è permesso disturbare per qualche attimo il ministro?- Il carabiniere si gira e con un'espressione molto seria sul volto guarda mio papà. -Ahi! Ahi! Ahi!-, dico dentro di me e giro lo sguardo verso Emanuela, la fotografa. Anche lei sembra essere emzionata: tiene gli occhi fissi su quanto sta succedendo. Poi vedo il carabiniere sorridere, le altre divise scostarsi un po' e mio padre stringere la mano al ministro. Con un modo di fare così tanto gentile e simpatico che in un attimo mi conquista, il ministro si lascia fotografare assieme a me. La tensione è sparita. Anche gli operatori sono tornati a sorridere.
Scattate le foto, ci sono ringraziamenti da parte nostra e altre strette di mano ed infine il ministro e i carabinieri della sua scorta fanno il loro ingresso in trasmissione. Mio papà mi viene vicino e mi dice: -Te ne sei accorto? Anche ciò che il ministro ha fatto ora è una buona manifestazione di umanità. Un uomo come lui non ha certo bisogno di pubblicità. Tanto meno di una pubblicità che gli derivi da qualche fotografia che lo ritrae assieme a noi. Il ministro si è comportato in maniera molto affabile soltanto perché gli andava di comportarsi così con te. E ciò che ha valore è il fatto che il ministro Alemanno abbia dimostrto di essere capace di comportarsi in questo modo squisito con spontaneità immediata. "Non mediata", Fabio, ma ti spiegherò meglio.-
Mentre mio papà mi parlava, si era avvicinata a noi quella giovane signora che in precedenza aveva attirato la mia attenzione col suo continuo andare avanti e indietro, qui, dietro le quinte, e adesso sto sentendo che chiede a mio papà se noi, per caso, stiamo aspettando di andare in trasmissione. Poi, ricevute delle spiegazioni, si presenta come psicologa e comincia a fare un discorso che mi mette subito in subbuglio: -E' più di mezz'ora che vi osservo e devo dire che è stata la mezz'ora più bella di questa mia domenica.- Ditemi voi, se uno come me può sentirsi fare un complimento migliore di questo! Normale, che io sia agitato, però lo sono soprattutto perché non capisco. Mi viene da pensare che fare il baccalà possa rendere bene. Uhm, in verità non ci credo proprio.
La psicologa continua a parlare con mio papà, ma io non seguo più i loro discorsi, perché una figura femminile, che si è messa proprio davanti all'ingresso in scena riservato agli ospiti, attira la mia attenzione. Mi sembra di sapere chi sia, ma voglio essere sicuro di non sbagliarmi e perciò mi avvicino a Emanuela e le chiedo: -Quella signora lì è Alba Parietti.- -Sì, Fabio. E' proprio lei.-, mi assicura Emanuela. Io do un'occhiata a mio papà e vedo che, per fortuna, sta salutando la psicologa. Poi lui capisce subito come stanno le cose e quindi si avvicina alla signora Parietti che, tenendo un atteggiamento serio, molto dignitoso, quasi severo, se ne sta immobile, attendendo il momento giusto per entrare in trasmissione. Alle sue spalle c'è una parrucchiera premurosa che non smette mai di sistemarle i capelli.
Io non riesco a sentire cosa dice mio papà alla signora Parietti, ma vedo che lei gira di scatto il capo e lo guarda come se avesse intenzione di sbranarlo. Ma è soltanto una mia impressione e del tutto sbagliata. Infatti, un attimo dopo la signora mi fa un sorriso che rende splendente la sua bellezza. Io mi avvicino e lei mi viene incontro. Quando mi abbraccia, ed è un abbraccio che dura per tutto il tempo che Emanuela fa funzionare la sua macchina fotografica, un calore indescrivibile invade tutto il mio corpo. Fatte le foto, la signora Parietti mi domanda: -Come ti chiami?- Con un filo di voce, ma forse con meno di un filo, io le rispondo: -Fabio.- Lei esclama: -Oh, quanto sei dolce, fabio!- e scompare in quell'apertura che permette di entrare nel favoloso mono di Domenica In.
-Giovanotto, con quale merito sei qui a fare la superstar?- Alle mie spalle qualcuno ha parlato con voce un po' roca. Non saprei dire chi, ma quando mi giro riconosco subito don Mazzi. Lui mi squadra e fa: -E allora?- E io: -Ho preso cento agli esami di maturità.- Che scemo! Quanto sono scemo! Riuscirò mai a dire qualcosa di originale o di spiritoso? Don mazzi, invece, dice subito una battuta che fa sorridere tutti i presenti, anche il personale che sta lavorando. Ora, mentre scrivo, non me la ricordo bene, ma credo che don Mazzi volesse far capire che lui, l'esame di maturità, l'aveva superato in maniera ben diversa dalla mia. Con "un calcio in culo", mi sembra.
Don Mazzi, questo personaggio un po' burbero ma simpaticissimo, continua ad osservarmi per qualche secondo tenendo le mani in tasca, poi mi stringe forte le spalle e con il capo fa un segno d'assenso alla fotografa.
Mentre sto pensando che mi piacerebbe molto conoscere meglio una persona come don Mazzi, parlare con lui dovrebbe essere divertente oltre che istruttivo, arriva la segretaria di redazione e ci dice che il signor Massimo Giletti ha appena terminato il suo impegno televisivo e quindi può riceverci.

Quando entriamo nel suo camerino, il signor Giletti ci fa un'accoglienza calorosa e per prima cosa mi domanda se ho messo insieme abbastanza spunti buoni per scrivere il mio articolo. Io dico "", poi "tanti" e, dopo un po', aggiungo "d'interessanti". Io so di non aver scritto appunti, ma è anche vero che io non ho mentito quando ho detto "tanti", perché sento che nella testa ne ho accumulati davvero un bel po'. Del resto, come potevo scrivere qualcosa mentre provavo emozioni potenti in continuazione?
Ad un certo punto del nostro colloquio con il signor Giletti, colloquio a cui io ho dato un contributo minimo, è mio papà che mette in risalto l'unica cosa che ho scritto sul mio taccuino. -Ascolti cosa ha scritto Fabio, dopo che ha incontrato lei per la prima volta.-, dice mio papà al presentatore, -"Sprizza sensibilità". Poi ha tirato una linea su "sensibilità" e ha scritto "umanità".-
Dopo aver ascoltato, il signor Giletti si fa molto serio, mi afferra le braccia, mi guarda dritto dritto negli occhi e dice: -Questo è il più bel complimento che io abbia mai ricevuto.- Poi comincia un discorso per farmi capire che ciò che lui desidera davvero è proprio trasmettere dallo schermo televisivo il suo vivo sentimento di sincera partecipazione ai gravi problemi della gente. Il discorso si fa lungo, si sente che l'argomento lo appassiona e che le parole gliele suggerisce il cuore, ed io guardo incantato quest'uomo, bello e sicuro di sè, e penso che, se dovessi disegnare un angelo, prenderei lui come modello. I suoi occhi, poi, basta guardarli per un attimo per accorgersi che sanno parlare di bontà a chiunque abbia la fortuna d'incrociarli.
Ecco, adesso il signor Giletti ha terminato il discorso che gli stava a cuore e io posso rilassarmi perché è giunto il momento di fare le fotografie. Emanuela ci riprende in varie pose che lei stessa suggerisce ed io vengo fatto sedere perfino sulla poltrona speciale del signor Giletti: quella che è posta davanti a uno specchio circondato da tante lampadine bianche.
Quando stiamo per andarcene, e siamo già sulla soglia del camerino, il signor Giletti prende il mio taccuino e su una pagina scrive."A Fabio un grosso augurio da Massimo Giletti".
Ritornati dietro le quinte, troviamo i Cugini di campagna pronti ad entrare in scena. Fare le foto con loro è uno spasso. Sono simpaticissimi e il loro look vistoso mette allegria.
Passano alcuni minuti e poi la diretta di Domenica In fa una lunga pausa. Noi decidiamo di uscire e, quando i troviamo nello spazioso corridoio principale dello stabilimento, vediamo che si sono riunite lì tante ragazze.
Sono le ballerine. Emanuela chiede loro se vogliono posare con me per delle foto. Accettano volentieri e gioiosamente si radunano tutte intorno a me. Emanuela scatta due foto e poi basta, ma qualche ballerina dice "Ancora!" e così alla fotografa viene l'idea di mettere le ragazze in una posa spiritosa. Dice a me di distendere un braccio e alle ballerine di fare altrttanto, però cercando di riunire tutte le loro mani sopra la mia. Poi, quando le sembra che una buona disposizione sia stata raggiunta, invita le ragazze a gridare il motto dei tre moschettieri. In verità, leggermente modificato in questo modo: "Tutte per uno, uno per tutte!" Il grido delle ragazze è alto e tutte le persone presenti nel corridoio si girano verso di noi e sorridono divertite. Intanto io, per la seconda volta in questa giornata, sento sorgere un calore strano in tutto il mio corpo. Che momenti da sogno! Sì, da sogno, ma nel significato più evanescente della parola.
Ancora stordito dai tanti e vari profumi delle ragazze, ascolto la segretaria che è venuta a consigliarci di entrare ora nel teatro di Domenica In. Adesso che lo spettacolo si è fermato.
Io seguo Emanuela, ma mio papà no. Si ferma e ci dice: -Siete voi i protagonisti. Andate, io potrei essere d'impaccio.-
Io e la fotografa entriamo. C'è tanta quiete qui dentro. Il pubblico, rimasto seduto nel teatro, è silenzioso. Lei mi scatta qualche foto scegliendo i posti migliori del teatro.
Ad un tratto un signore si avvicina a me e mi mette un paio di cuffie, poi mi fa sedere sulla seggiola di una telecamera di quelle grandi, m'insegna a guardare il teatro con quella telecamera, mi mette in mano un microfono. Provo la sensazione di essere un cameraman, anche se fasullo, e tutto il merito è di Emanuela che intanto non finisce mai di fotografarmi.
Mentre provo a portare per benino una telecamera a spalla, rientrano nel teatro gli orchestrali. Sono tanti e tutti indossano una bella camicia color ciclamino. Mi guardano e poi sono loro a chiedere di essere fotografati assieme a me e questo fatto mi regala un ultimo grande piacere.
Che domenica! Quanti radiosi bagliori di luce naturale ho visto quest'oggi!
Fabio Lombardi
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Per visionare altre immagini del servizio fotografico fatto da Emanuele Gambazza per questo mio articolo fare clic su: Album 1 - Album 2 - Album 3 - Album 4 - dell'insieme fotografico titolato "Fabio inviato del settimanale Gente a Domenica In".
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Subito dopo la pubblicazione dell'articolo, mi è stata proposta un'intervista per il sito di Tony Assante e Renzo Allegri. Per chi volesse, garantisco che un'occhiata la merità.
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