Cronache da un altro mondo

Disquisizioni e orientamenti su questioni esistenziali, sia spirituali che materiali. In gran parte espressioni originate dal genuino punto di vista di un ragazzo particolare e interpretate fedelmente da chi ha avuto modo di conoscere profondamente le sue qualità speciali e si è assunto l'impegno d'assisterlo con precisione nello sviluppo e nell'esposizione delle sue idee e sentimenti, confidando in un esito piacevole e fruttuoso. [Leggere "PRESENTAZIONE" nell'archivio - 12/06/2006]

15.7.06

VII° - ARTICOLI PUBBLICATI SU "IL GAZZETTINO" DEL 4 DICEMBRE 2005



TESTO DELL'ARTICOLO DI ALESSANDRA VENDRAME

"Per giorni, mesi o forse anni continuai a cercare nel mio astuccio penne e matite che scrivessero bene e con esse riempivo pagine e pagine dei miei quaderni con segni che sembravano onde del mare. A me piace il mare e ho imparato presto a nuotare. Invece mi è stato più difficile imparare a trasformare in vocali e consonanti le onde fatte dalle mie penne."

Ricordi dei primi anni di scuola di un bambino nato con la sindrome di Down diventato a 19 anni un giornalista speciale. Chissà se a Fabio Lombardi è passato per la mente anche questo quando nella puntata del 16 ottobre scorso, per esempio, ha girato per gli studi di Domenica In in qualità di inviato del settimanale Gente. Per scrivere bene stavolta non ha dovuto cambiare molte penne e matite. Gli è bastato avere una sola penna e un taccuino. La sua abilità innata di trasformare le parole in cronaca, in pensieri ed emozioni ha fatto il resto.

L'abbiamo lasciato a luglio davanti ai tabelloni nell'atrio dell'Istituto Professionale "Besta", al settimo cielo per il "cento" preso alla maturità. Lo abbiamo ritrovato dopo qualche mese come giornalista tra le pagine di Gente perché qualcun altro, dopo la scuola, ha voluto credere in lui. Fabio ha voluto scrivere una lettera di ringraziamento a Il Gazzettino, che occupandosi del suo caso gli ha dato la prima notorietà per coronare il suo sogno. Abbiamo letto i suoi articoli. Il primo è un lungo racconto dei suoi ricordi belli e brutti tra i banchi di scuola. L'ultimo, la cronaca di un pomeriggio passato dietro le quinte di Domenica In, tra un'intervista a Pippo Baudo e una a Massimo Giletti, tra una foto con Alba Parietti e un'altra con Adriano Pappalardo. "Nella penombra regnante dietro le quinte di uno spettacolo alcuni esseri umani brillano assai meglio di quanto non appaia sotto la luce dei grandi riflettori.", scrive il cronista Fabio, abituato a prendre il lettore a braccetto senza fare tanti complimenti.

Non c'è cronaca senza curiosità e non c'è curiosità senza emozione. E Fabio di emozioni ne ha da vendere: "Baudo si rivolge a me dicendomi: -Ciao giornalista! Come va?", e io sono già bell'e cotto. Devo confessare comunque che Baudo mi ha dato l'impressione di una pantera maestosa con tutta la sua lucida fierezza di sicura dominatrice. Una pantera che non ha bisogno di essere aggressiva perché nulla può metterle paura." Tra le righe della cronaca c'è anche spazio per un pizzico di autoironia: "Mamma mia che vergogna e che tremende pause ho fatto tra una domanda e l'altra! Tremo tutto, ma non voglio che qualcuno se ne accorga e perciò rimango rigido come un baccalà.".

Se dalla penna di Fabio Pippo Baudo se ne esce con passo felino, altri personaggi "ruggenti" del mondo dello spettacolo entrano nel suo articolo a passo felpato: "Sullo schermo vedo Pappalardo ruggire con tutto il fiato che ha. Ecco che esce. Ha finito la sua performance sul palco e lascia la scena. Me lo trovo dietro le quinte. Gli chiediamo se vuole fare una foto. Lui mi guarda, mi sorride e subito accetta. Pappalardo trasmette tante sensazioni di dolcezza. Sì, avete letto bene, dolcezza! E io? Cosa pretendete da un baccalà?"

E la Parietti?: "Una bella signora. Ha un atteggiamento serio, molto dignitoso, quasi severo e se ne sta immobile aspettando il momento giusto per entrare in trasmissione." Il taccuino di Fabio scoppia ormai di spunti. C'è ancora spazio per Massimo Giletti: "Quando entriamo nel suo camerino mi domanda se ho messo insieme abbastanza spunti per scrivere il mio articolo. Io dico "sì", poi "tanti", perché sento che nella mia testa ne ho accumulati almeno un bel po'. Del resto, come potevo scrivere qualcosa quando provavo emozioni in continuazione?"

Quando non fa il giornalista Fabio Lombardi lavora in un supermercato di Mogliano per tre giorni la settimana. Negli altri giorni va ancora a scuola all'Istituto "Besta" dove frequenta un corso di informatica. Di avere grandi progetti in mente l'ha sempre detto: "Adesso vorrei lavorare come barelliere nelle ambulanze. Le mie braccia possono aiutare tante persone."

Alessandra Vendrame

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TESTO ORIGINALE DELLA LETTERA CHE HO SCRITTO A IL GAZZETTINO

Gentilissima Redazione,

Si sta avvicinando la fine di un anno per me strepitoso, ma anche sconvolgente. E non poco! Cogliendo la gradita occasione di scrittura datami dalla Redazione di questo quotidiano, ho pensato di non aspettare il cenone di fine anno per fare un esame delle novità che i tanti fatti emozionanti del 2005 hanno depositato nella mia mente.

La serie degli eventi straordinari è iniziata quest'estate, con un articolo pieno di sentimento, apparso proprio su questo giornale, che elogiava il mio buon risultato agli esami di maturità e l'impegno, mio e di tutti quelli che mi hanno aiutato con amore, indirizzato al superamento delle tante difficoltà incontrate nel raggiungere questo traguardo scolastico. Nei giorni successivi alla pubblicazione del bellissimo articolo, il mio telefonino non ha quasi mai smesso di squillare: diversi giornalisti volevano parlare con me per poi scrivere del mio successo. Poi è stata la volta delle emittenti radiofoniche e quindi delle televisioni e così i giorni di vacanza al mare sono trascorsi in una maniera tanto interessante da non farmi sentire dispiaciuto per aver trascurato sole e mare.

Quando la festosa girandola dei media s'è calmata, è successo il fatto più bello: alcuni giornalisti importanti mi hanno chiesto di provare a scrivere qualche riga raccontando i miei ricordi scolastici. Pensate un po' voi quanto mi sono emozionato!, sentendo dire che, se lo scritto fosse risultato buono, sarebbe stato pubblicato su un settimanale letto da molte persone. Ho sentito nascere in me una grande voglia di fare bene, che neanche a scuola avevo mai provato. Mi sono messo subito al lavoro impegnando tutta la mia testa ed infine la mia felicità per lo scritto pubblicato è stata portata al massimo dalle parole scritte nell'editoriale dal Dirttore di Gente Pino Aprile. Queste parole le porterò nel cuore e nella mente per tutta la vita: "Se ognuno pensa che il lavoro adatto a persone con handicap è sempre un altro, non esisterà mai il lavoro per loro. Fabio sogna di fare il giornalista: invece di cercare il lavoro adatto a lui, vogliamo vedere come se la cava con quello che gli piace? Fabio è bravo: ha molto da raccontare; lo fa con metodo, profondità e cuore."

Chiunque prova piacere nel ricevere dei complimenti, ma io ho ricevuto molto di più. Ho sentito dentro di me che avevo l'appoggio di persone che hanno voluto "rischiare" per darmi una speranza di vita, facendo seguire alle belle parole fatti ancora più belli.

Dopo il primo articolo, ne ho scritto un altro: impressioni mie su conduttori, ospiti e ambiente di Domenica In; un terzo articolo l'ho scritto per la rivista Teatri delle diversità, che uscirà prossimamente.

Cosa ha lasciato in me questo lavoro di scrittura fatto con la felicità nel cuore? Tanto. Lo posso dire con sicurezza, poiché sento che la mia mente è cresciuta e una volontà, tutta nuova e carica di speranze, è spuntata all'improvviso, ma soprattutto perché quest'esperienza ha fatto nascere in me la stupenda sensazione di avere l'affetto di persone che hanno lasciato spazio alla bontà, e quindi alla comprensione, nei loro animi grandi.

Ma le esperienze avute quest'anno non mi hanno dato solo pensieri e sensazioni di questo tipo gradevole. Ad un certo punto, verso l'inizio dell'autunno, mi sono trovato con una confusione nella testa, che mi scombussolava tutti i pensieri. Tutto per colpa di una parola che, quando pensavo, sbucava per buttare all'aria tutto e, quando non pensavo, vagava per la mia mente da sola. Una parola che, durante tutta l'estate, avevo letto un sacco di volte su parecchi giornali: "Down". Una parola, che per tutti i cinque anni di scuola superiore non avevo mai sentito pronunciare né dai miei professori né dalle mie favolose venti compagne di classe, ma che, invece, per tre mesi estivi m'è sembrata l'unica parola scritta nei titoli dei giornali.

Dai, dai e dai con questo "Down", proprio in una giornata d'autunno ho domandato a mio papà: -E' "Down", la mia diversità nella diversità della Natura?-

E mio papà: -Oh, sì, Fabio! E' proprio così. Down è il cognome dell'uomo che ha scoperto, classificato, questo tipo di diversità naturale.

E io: -Questo signor Down ha fatto un po' come chi scopre una nuova stella e le dà il proprio nome?

E lui: -In un certo senso il tuo paragone coglie il concetto di base di ogni scoperta umana. Sì, hai ragione.

E io: -Perché non mi hai mai parlato della mia diversità?

E lui mi ha detto: -Beh, quando un individuo è un po' avanti con il proprio processo di maturità, scopre da solo le diversità che lo distinguono dagli altri e, se è intelligente, naturalmente intelligente, invece di lasciarsi uniformare, invece di sacrificare se stesso aggregandosi al branco o alla massa, dà valore esistenziale alle proprie diversità distintive.- e mi ha spiegato bene e a lungo cosa significhi "valore esistenziale".

Io ho capito che, ad esempio, ha valore esistenziale una regola di vita che un individuo si dà tenendo conto, prima di tutto il resto, di come egli è fatto. Una regola che lo stesso individuo non deve tradire mai, neanche difronte alla punizione o alla morte. Ma spero, col tempo, di capire sempre di più.

Dopo qualche giorno e tante altre spiegazioni, mio papà mi ha fatto leggere questo brano del libro scritto dal celebre professor Reuven Feuerstein: "I genitori devono sapere che il cromosoma in eccesso, quello che provocherà la sindrome di Down, è un cromosoma perfettamente normale, che deriva direttamente dal padre (25% dei casi) o dalla madre (75% dei casi). In altri termini non viene da "chissà chi" o da "chissà dove", non è un cromosoma "cattivo" o "malato". Devono anche sapere che, poiché è da loro stessi che provengono i cromosomi, il bimbo affetto da sindrome di Down somiglierà a loro e a tutti i membri della famiglia. Il loro figlio, un essere umano come tutti gli altri e in quanto tale diverso da tutti gli altri, sarà unicamente loro. Più loro di qualsiasi altro figlio."

Oh, quanto sono felice di appartenere ai miei meravigliosi genitori più che normalmente!

Un caloroso abbraccio a tutti Voi della Redazione da

Fabio Lombardi

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