XV° - AGGRESSIONE FISICA E VERBALE A RAGAZZO DOWN IN UN'AULA DI UNA SCUOLA
" P E R C H E' ?"
(testo originale)
Sembrava una serata promettente tante cose buone e discorsi interessanti come al solito, ma l'interesse di tutti i presenti per i telegiornali l'ha guastata. Di brutto!
Eravamo riuniti per la cena, la mia famiglia al completo e metà di quella dozzina di "incivili" (qualifica scelta da un certo gruppo di nostri amici per prendere le dovute distanze dai "civili" che stanno trasformando il mondo in una brutta camera a gas) che mi aiutano a gestire un blog in Internet, tutti in festosa attesa di gustare le squisitezze preparate dalla mia mamma, quando un telegiornale ha dato una notizia che ci ha sconvolti: un ragazzo down, uno come me, insomma, è stato picchiato e ferocemente beffeggiato dai suoi compagni di classe, proprio all'interno della stessa aula in cui quotidianamente stanno tutt'insieme per apprendere cose buone e utili dalle parole dei professori. Ma la descrizione dell'aggressione fisica e verbale al down non è la parte più sconvolgente della notizia che stiamo ascoltando. Veniamo a sapere, con disgusto che ci attanaglia lo stomaco, che gli autori dell'aggressione hanno anche filmato le scene della loro squallida impresa, ne hanno imbastito un video e l'hanno fatto circolare in Internet, in cui è rimasto per circa un mese. Nella sezione "video divertenti!" Dio mio! E, per giunta, il sito che ha edito il video è entrato di botto a far parte della classifica dei "Top 100", assestandosi al ventinovesimo posto. Dio mio! Notizie di questo genere mi fanno star male. Tanto. Principalmente per il fatto che la mia mente viene subito assalita da un interrogativo che non mi piace: "in che razza di mondo sto vivendo?" E la risposta che mi dò è carica di pensieri che non riesco ad eliminare tanto facilmente.
Ascoltata la brutta notizia... addio cena! Tutto l'impegno della mamma andato in fumo! Più che intorno alla tavola, ci siamo trovati tutti assiepati intorno al computer. Per sapere qualcosa di più sulla vicenda. Ma, in Internet, il video non c'era più: era stato già sequestrato. Comunque, navigando qua e là, ci siamo fatti un'idea abbastanza precisa su quanto era accaduto. Siamo riusciti perfino a scovare alcune immagini del video incriminato. Tutte opportunamente sfocate, ma non fino al punto di annullare la loro testimonianza dei fatti. Non so con che occhi le abbiano guardate gli altri, che si trovavano intorno a me, ma io ho visto in quelle immagini un ragazzo, con i connotati speciali dei soggetti down, disperato nel tentativo maldestro di reagire ai calci, pugni e schiaffi che stava ricevendo da due "normodotati". Ho visto un'intera classe di studenti "normodotati", piuttosto numerosa, assistere all'aggressione senza intervenire in difesa della vittima e m'è sembrato di notare che alcuni di loro manifestassero un'ilarità smodata, suscitando nell'aula una baldoria di contorno all'aggressione. Ho visto, sulla scena del misfatto, la presenza di una donna adulta, probabilmente una professoressa "normodotata". Continuando a scrutare le immagini che si susseguivano, ho notato che, a un certo punto della colluttazione, al ragazzo down sono caduti gli occhiali e, forse soltanto io, tra tutti i presenti, mi sono sentito capace di percepire ciò che quella povera vittima deve aver provato in quel momento terribile. Deve aver avvertito con disperazione indescrivibile che il mondo, in cui si è venuto a trovare suo malgrado, era completamente scomparso. "Persa" la vista, ha sicuramente sentito, capito, che null'altro dentro di lui lo legava, sostenendolo spiritualmente nei frangenti più difficili, a quel mondo pieno di formalità vacue, che gli occhiali , ancorché di ottima fattura, gli facevano vedere quotidianamente sotto un infido aspetto di realtà affidabile. La realtà esistenziale, invece, quella di maggior valore per un essere umano, può essere percepita unicamente dalle invisibili pupille dell'anima. Soltanto, però, quando questa realtà preziosa c'è veramente, sostanzialmente e spontaneamente, e non è effetto evanescente di un'integrazione forzata, programmata, come suole dire mio papà, da un buonismo ipocrita, che assolutamente non ha intenzione d'impegnarsi in realizzazioni concrete e, soprattutto, rispettose delle vere esigenze di ogni diversità naturale. Esigenze che nulla hanno a che fare con l'integrazione, cioè con quella specie di conformismo piatto che fa sembrare che ogni ragione stia dalla parte dei "normodotati" e che, quindi, essi abbiano in esclusiva il sacrosanto diritto d'imporre a chiunque i loro criteri di condotta esistenziale. Ma questa non è affatto la verità, è soltanto l'egoistico arbitrio di una maggioranza, piuttosto miope nell'individuare i tanti pregi della diversità. Come e quanto sia stato degradato il nostro mondo in tutti i suoi aspetti, dopo che ci si è attenuti per secoli e secoli ai criteri imposti dai "normodotati", oggi chiunque lo può constatare con sconcertante facilità. Prendendo in seria considerazione questo stato di cose, non sorprende poi così tanto che, caduti gli occhiali, svanita la realtà fittizia e compreso che nulla gli era stato dato dalla società, a cui aggrapparsi per continuare a sperare di vivere normalmente, al povero ragazzo aggredito non sia rimasto altro da fare che arrendersi completamente, manifestando la sua resa con il pianto e col farsela sotto. Sono sicuro che, se lo avessero picchiato più a lungo, non avrebbe provato più alcun dolore e sono convinto che le parole insultanti, urlate dai suoi compagni di classe, lo abbiano ferito più duramente di quanto non abbiano fatto le percosse. Codeste convinzioni sono sorte in me durante la lettura dei vari articoli che mio papà e i nostri ospiti andavano man mano scovando in Internet e che, oltre ai commenti gonfi d'indignazione, fornivano parecchi dettagli sui contenuti dell'audio relativo al video, definito da tutti "video choc". Ne riporto alcuni a "beneficio" di chi, per caso, ancora non sa nulla di questa triste faccenda. "Cretino! Buuhhh!", grida tutta la classe. Una ragazza belloccia, - chissà quanto l'avrà venerata lui, la vittima, durante i lunghi mesi di scuola! Noi, down, ci comportiamo così con le ragazze. - sventolando un giornale davanti al proprio naso, dice con toni di derisione e disgusto: "Che puzza! Se l'è fatta addosso!" Il down viene spinto davanti alla lavagna e messo di spalle, affinché tutti possano vedere i suoi calzoni, imbrattati all'altezza del sedere. Un ragazzo scrive sulla lavagna: "Sensibilizziamo culi diversi.", il che la dice lunga e molto dura sugli effetti reali della campagna ufficiale di sensibilizzazione, imperniata sul rispetto delle diversità. Un altro ragazzo, fingendo di fare una telefonata con il suo portafoglio accostato all'orecchio, dice: "Salve, siamo di Vividown, un mostro mongolo si è cagato addosso e mo' non sappiamo che fare, perché l'odore ci è entrato nelle narici." E, su queste ultime parole, un commento breve non è il caso di farlo: beffeggiare un'Associazione che si prodiga affinché tanti possano vivere meglio non può essere definito solamente un atto vergognoso. Infine, dal "regista" del filmato viene dato il via al lancio collettivo di libri, quaderni ed altri oggetti, alcuni dei quali colpiscono in pieno l'impietrito bersaglio down.
Dopo essermi documentato a sufficienza e aver sentito dei forti brividi scorrere per tutto il mio corpo ogni qualvolta mi capitava di pensare alla famiglia del "bersaglio", mi sono chiesto come mi sarei comportato io in un frangente di questo stesso genere, davvero tremendo. Non subito, però. Prima, il mio pensiero è andato alla Giornata Nazionale della Persona Down. Manifestazione avvenuta domenica 8 ottobre, nel orso della quale l'Associazione Coordown si è impegnata assiduamente nella distribuzione di simpatiche buste di cioccolato, ognuna accompagnata da un messaggio di comprensione e solidarietà destinato ai "normodotati". Tanti messaggi differenti, ma in sostanza un sol grido: "Aiutateci a vivere dignitosamente!" Può essere che il "video choc" debba essere considerato come una sorta di crudele risposta a questa invocazione di umano soccorso? I tempi degli eventi non collimano, ma va ricordato che la Giornata Nazionale si tiene ogni anno, nella seconda domenica di ottobre, mentre quella Internazionale ha luogo ogni 21 marzo (21 come il cromosoma "anomalo" proprio dei soggetti down - marzo, inteso come terzo mese dell'anno e che quindi diventa simbolico riferimento alla trisomia che genera la sindrome di Down).
Poi, ho ripercorso mentalmente i cinque anni di scuola superiore, che ho trascorso all'Istituto Commerciale "F. Besta". Cinque anni felici! Ho rivisto i volti dolcissimi delle mie venti compagne di classe, sempre pronte ad aiutarmi nei miei tanti momenti di difficoltà. Di più: sempre attente a prevenire, per quanto possibile, che io mi venissi a trovare in difficoltà. Ho rivisto le mie insegnanti, sempre presenti e costantemente impegnate nel trovare metodi idonei a facilitare il mio percorso scolastico. Il mio cuore ha avvertito una commozione forte riassaporando la tanta cortesia usata nei miei confronti da tutto il personale della scuola e da quella bravissima disegnatrice che ha messo la sua abilità a servizio delle esigenze del mio processo di apprendimento visivo. No, è cosa certa, reale: per troncare sul nascere ogni impulso alla generalizzazione, che certe notizie di cronaca potrebbero far insorgere, io asserisco in tutta sincerità che a me non è mai capitato di trovarmi in situazioni simili, neanche lontanamente simili, a quella patita dallo sventurato down in questione. Comunque, io penso che, se mi fossi trovato nelle condizioni di quel down oltraggiato da i suoi stessi compagni di classe, non mi sarei comportato come lui. Oh, non lo sto criticando! Come potrei?! La mia è soltanto una premessa per poter dire che io, per ragioni di diversità di carattere (siamo tutti diversi l'uno dall'altro, no?), non avrei alzato le braccia per pararmi dai pugni e dagli schiaffi; io non mi sarei scansato per evitare i calci; io avrei semplicemente aperto la bocca per dire: "Perché?", e, forse, i miei aggressori avrebbero smesso di tirar pugni e calci. Non fosse bastato il primo "Perché?", avrei continuato, magari gridando sempre più forte. E, forse, avrei evitato almeno il lancio collettivo di libri ed altro. Nei giorni seguenti, con più calma, avrei tentato di spiegare ai miei compagni che chiunque sminuisca l'esistenza altrui, prima di tutto annulla il valore della propria, poiché proveniamo tutti dallo stesso Luogo e tutti siamo la realizzazione del medesimo ed unico Artefice. Di conseguenza: o Tutto ha valore sacro oppure nulla ha un qualche valore, non possono sussistere eccezioni per questa Regola Universale.
Questi i miei pensieri, fino a quando i nostri ospiti, giunti al caffè, hanno dato un più libero sfogo ai loro commenti sul "video choc". Commenti che non intendo riproporre qui, ma v'invito ad immaginare che parole di feroce indignazione posso aver udito trovandomi in una tavolata tutta di "normodotati". Dirò soltanto che il medico ha fatto anche un accenno alle tante magagne, assai peggiori della trisomia 21, che in ospedale capita di riscontrare nei "normodotati"; l'avvocato ha parlato anche di condanna esemplare, pur tenendo conto della giovane età dei ragazzi, e di cospicui risarcimenti alla famiglia della vittima e proprio in questo discorso dell'avvocato è intervenuta la dolcissima psicologa, che ha voluto precisare con pacatezza come e per quanto tempo certe aggressioni, simili a quella subita dal down in questione, facciano insorgere nelle vittime gravi problematiche psicologiche e forti disturbi comportamentali, il più delle volte non eliminabili. Gli altri ospiti si sono sbizzarriti ad augurare ai colpevoli ogni sorta di sventure che in un futuro prossimo li rendessero bisognosi del pronto intervento della solidarietà umana. Mentre ascoltavo, io ho scosso spesso la testa. Eh, sì! Ultimamente sono diventato un po' cattivello: mi permetto spesso di scuotere la testa in segno di dissenso. Così facendo ho attratto l'attenzione della nostra amica psicologa che ad un certo punto mi ha domandato: "Che c'è, Fabio? Vuoi dire qualcosa?". Io le ho risposto che secondo il mio parere, di certo ininfluente sul giudizio dei magistrati che si stanno occupando di questo caso, quei ragazzi on dovrebbero essere puniti. Una qualsiasi punizione non potrebbe far altro che peggiorare le cose in futuro. Poi ho cercato di spiegare che, sempre secondo me, la strada giusta da seguire è soltanto quella della riparazione. In questo caso, qualcuno, preferibilmente i genitori, dovrebbe parlare a lungo con i ragazzi che hanno compiuto l'azione biasimevole. Dovrebbe spiegar loro molte cose e accertarsi che il loro pentimento sia sincero. Se sincero risultasse, sono sicuro che i ragazzi accetterebbero spontaneamente di mettere in atto un rimedio efficace, psichicamente e materialmente, per il male che hanno inflitto in un momento di ottusità giovanile. Rimedio che non potrebbe consistere in altro di diverso dal sentirsi propensi a diventare subito amici fraterni del coetaneo che hanno umiliato. Amici per tutta la vita. Sono fermamente convinto che un rapporto umano di questo genere potrebbe dare origine a tante cose buone ed eliminerebbe ogni peso molesto e nocivo dai cuori di tutte le persone coinvolte in questa brutta vicenda, che non va assolutamente considerata come una consuetudine sociale diffusa e radicata.
Fabio Lombardi
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2 Comments:
bella iniziativa, complimenti
Ciao! ho finito adesso di leggere l'articolo su gente e mi ha colpito che hai chiamato quei ragazzi "normodotati". Ma come? se quelle sono persone "normali" io non voglio esserlo!!! Voglio in questo momento urlare dalla parte della gente down e non down che ha dei sentimenti, di che è capace di soffrire per queste cose!!!, di chi ama o semplicemente ha un cervello.
Ho pensato tanto in questi giorni a quanto avra sofferto quella mamma che sicuramente ha cresciuto il suo piccolo principe (perche questo sono i figli)con amore ed attenzione per vederlo poi in pasto a quel branco!!!
Chiedo perdono per il mio sfogo ma questa storia mi ha deluso tanto, io ho sempre creduto che si poteva creare un mondo migliore ma ora sò che non è possibile se questi ragazzi sono il futuro.
Ti saluto ed hai tutta la mia stima, continua a far vedere al mondo chi sono i "normali"
Miky
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