III° - 100 E LODE E... MARE. UNA GIORNATA TRASCORSA IN COMPAGNIA DI UN GIORNALISTA E UNA FOTOGRAFA DAVVERO ECCEZIONALI
ARTICOLO DI RENZO MAGOSSO, simpaticissimo e bravissimo, PUBBLICATO SUL n°29 DEL SETTIMANALE "GENTE" - LE FOTOGRAFIE PRESENTATE QUI SOPRA SONO DI quella favola di fotografa che è EMANUELA GAMBAZZA.
FABIO, DOWN 100 E LODE
-DOPO IL DIPLOMA, HO GRANDI PROGETTI-
Per andare a scuola a vedere i cartelloni dei risultati finali, Fabio ha scelto i vestiti con cura: maglietta blu e pantaloni chiari, quelli con la marca di una birra stampata sui lati. Dice che gli porta fortuna vestirsi così. Niente accompagnatori. Voleva presentarsi da solo davanti ai tabelloni, nell'atrio dell'Istituto professionale F. Besta di Treviso. E da solo c'è andato: -Perché certe situazioni-, spiega, -vanno vissute con calma, senza nessuno intorno.- Gli è bastata un'occhiata per capire come stavano le cose. E poi, sull'autobus numero 6, che lo riportava a casa, l'autista che lo conosceva da tempo l'ha visto fare le prove per essere pronto a sfoggiare il sorriso delle grandi occasioni. Sapeva che mamma e papà lo stavano aspettando.
Tutto serio, Fabio è entrato facendo segno che, per l'annuncio, si dovevano mettere seduti attorno al tavolo rotondo, in cucina. Loro temevano il peggio, invece Fabio li ha spiazzati con la sua frase preferita: -Le so tutte! Promosso! Ho preso 100, il massimo.- 100 e lode! Facile dire che ogni genitore gioisce quando il proprio figlio prende il sospirato diploma, Ma Fabio è un diciannovenne molto speciale: è nato con la sindrome di Down, quella che i medici definiscono Trisomia 21 e la gente comune chiama mongolismo, per sottolineare una situazione di irreversibile ritardo mentale.
Ritardo mentale? Ho trascorso un'intera giornata con Fabio e con i suoi genitori. E' volata in un attimo (anche per noi - nota di F. L.). Affollata di racconti dolcissimi e importanti. Altro che ritardato: Fabio le sa davvero tutte, come dice il comico di Zelig che lui imita alla perfezione. Va in bicicletta e a cavallo. Segue un corso di karate (è diventato cintura arancione), ha tenuto una lezione magistrale sull'apprendimento visivo, davanti a centinaia di persone, presso l'Istituto Palladio di Treviso, aiutandosi con diapositive selezionate con cura. Un successone. La scorsa estate ha lavorato per due mesi in un supermercato di Treviso, razionalizzando al computer entrate e uscite delle merci, proprio come gli avevano insegnato a scuola. Alla fine, il direttore si è complimentato: -Quando vuoi, vieni qui a lavorare. Il posto è tuo.- E, malgrado la giovanissima età, ha già fatto altre, tantissime, esperinze.
-Però, per favore, non lo faccia passare per fenomeno.-, raccomanda papà Lorenzo, 63 anni, -Perché la sua malattia resta (quale malattia?! Va be', ne riparleremo. - nota di F. L. -). Certo, per essere un soggetto con sindrome di Down, fa cose notevoli, ma sulle sue reali condizioni non si può far finta di niente. E' vero che a scuola, fin dalle elementari, ha frequentato i corsi normali assieme ad altri ragazzi, però è sempre stato seguito a parte, da insegnanti di sostegno. Resta il fatto che, in famiglia, simo felici di lui. Con lui.-
Lorenzo Lombardi ha fatto l'imprenditore fino a 19 anni fa. La mamma di Fabio, Giustina Sartori, 66 anni, era un'albergatrice. -Avevamo già una figlia grande, Laura, che adesso ha 30 anni, e volevamo darle un fratellino. Quando Fabio è venuto al mondo e ci hanno spiegato quale sarebbe stato il suo futuro, la nostra vita è cambiata. Niente è stato più come prima. Io ho venduto tutto: ho scelto di dedicarmi a mio figlio. Così pure ha fatto mia moglie. Abbiamo speso fino all'ultimo centesimo per girare i centri clinici più importanti del mondo, in Francia, Israele, Stati Uniti... Per poi capire, amaramente, che era stato inutile. Non rifaremmo più lo stesso errore, abbiamo imparato che la realtà va affrontata per quello che è, senza illusioni: adesso viviamo con la pensione sociale di mia moglie. Da 19 anni non ho più un lavoro. Ho provato a chiedere aiuto, un impiego qualsiasi. Alla mia età, tutti dicono che non è facile prendermi come dipendente e darmi uno stipendio. Anche mia moglie sta a casa.-
-Da 19 anni il nostro unico lavoro è segure Fabio. Quando lui è nato, mia figlia Laura aveva appena cominciato l'università, adesso lavora solo per mantenersi agli studi, è iscritta a Fisica. Si dovrebbe laureare, ma ha fatto sacrifici enormi. Come tutti noi. Forse è stata proprio la forza dell'amore il vero segreto dei successi di Fabio. L'amore che noi tre, in famiglia, gli diamo da sempre, ogni giorno. E che riceviamo da lui, ogni giorno.-
Fabio ascolta e guarda il mare. Da una settimana la famigliola si è spostata a Caorle, lunghe spiagge di sabbia dorata, mare tranquillo, bassi costi. -Torniamo in città tra poco. -, spiega papà Lorenzo, -Non possiamo permetterci di fare i villeggianti. Questa vacanza è stata una specie di regalo da parte di alcuni amici. Se non ci fosse solidarietà attorno a noi, non potremmo farcela.-
Fabio ascolta pensieroso. Poi, senza preavviso, inizia: -Tocca a me raccontare. Sei venuto per questo, no? Però dopo andiamo a mangiare il fritto di pesce in un posticino che mi piace tanto: promesso?- Va bene, promesso. Fabio ricorda tutto, anche di quando era bimbo. Come faccio a dirgli che stavolta sono io, vecchio cronista che ne ha viste forse troppe in carrira, col cuore in gola?
Ascoltandolo, colpisce il fatto che Fabio non ha il senso del pericolo, nè delle persone cattive. Per lui tutto è bello, tutti sono buoni. E il mondo è popolato soltanto da amici. -Ma la prima volta che mi hanno messo insieme agli altri, in una squadra, avevo 7 anni. Me lo ricordo come una festa. Prima, anche se andavo a scuola, e i compagni mi trattavano bene, ero sempre solo. Non giocavano con me. Poi è successo un'altra volta. Ero più grande e mi trovavo in una palestra, seguivo il corso di rebunkan, una disciplina (shotokan) del karate. Il maestro dice: -Fai vedere quello che hai imparato.- Io mi muovo sul tappettino, giro, scalcio, faccio gesti precisi, giusti, come li avevo visti fare da lui. Mi ferma e spiega agli altri: "D'ora in poi combatte con voi. Siete una squadra." Lo siamo ancora oggi.-
-A un certo punto, il papà mi compra una bicicletta, rossa, bellissima.Ci ho messo un po' a imparare. Invece a cavallo, per fare ippoterapia, ho imparato subito. I cavalli sono intelligenti, sai? Io leggo il giornale Sportman. Ci sono tutte le corse e le relative prestazioni dei cavalli partecipanti, La prima volta che sono andato all'ippodromo, a Treviso, sapevo a memoria tanti nomi di cavalli. Mi hanno dato mille lire. Ho puntato su Mariolino. Sapevo che avrebbe vinto. E ha vinto. Quelli che giocavano come me, stavano a sentire i nomi dei cavalli. Io li dicevo, e i cavalli vincevano. Però non si deve andare a riprendersi i soldi quando si vince: quello dietro il vetro ci resta male, poverino. (Chissà cosa avrà voluto dire il dr. Magosso con quest'ultima frase. Anhe perchè non sono così sciocco da... - nota di F. L. )
Un giorno vado a sciare coi miei compagni di scuola delle medie. Stavo sempre un po' indietro, ma loro sono amici, li sentivo. Sapevo che mi avrebbero aspettato.- Però, quella volta all'Alpe del Nevegal, nel Bellunese, a quanto pare non è andata proprio così.
Fabio si era infilato in una pineta, affascinato dal paesaggio e fiducioso come al solito. -Li sentivo, di sopra, sulla pista. E mi dicevo: "Poi si accorgono e vengono a cercarmi." Ma sono caduto in uno sprofondo. Stavo lì, tanto sapevo che sarebbero venuti a prendermi.- Invece se lo sono dimenticato. -Quando si è fatto buio, ho visto un elicottero, con le luci. Ho pensato: "Ecco, sono i miei amici, stanno arrivando." Però non venivano mai. Allora ho picchiato con un bastoncino contro un albero. Faceva rimbombo. Quando i maestri di sci mi hanno trovato, ho detto: "Qui cominciava a fare troppo freddo. Meglio tornare a casa." La mamma era proprio contenta di vedermi. -
-Un giorno, il papà mi ha fatto vergognare. Studiavamo insieme l'Iliade. E lui ripete quella brutta parola che, a scuola, ho sentito dire dai ragazzi alle ragazze: "Troia. L'assedio di Troia.". Mica si dicono, quelle brutte parole. Non sta bene. Poi mi ha spiegato e ho capito la differenza. Del resto, a fare quello che fanno i maschi con le femmine, l'ho imparato a scuola: i miei compagni sono informatissimi. Anche a me piacciono le ragazze. Ma con loro bisogna essere molto educati. Sennò scappano via.-
Scappano perché sei nato con la sindrome di Down, Fabio? E lui regala una perla di saggezza: -Certo, è vero, forse scappano perché sono diverso. Io sono una persona diversa. Ma nella diversità che, a questo mondo, è della natura. Benedetto ragazzo. E poi dicono che quelli come te sono ritardati.
Renzo Magosso
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100 e lode, per visionare meglio e in maggior numero fotografie relative all'articolo.
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1 Comments:
il servizio fotografico è bellissimo
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